martedì 20 novembre 2018

Martedì 20 novembre 2018 

Carissima S. e blog.
                               
                                    di qua del Ponte della Pescheria, c’era il Cinema Roma, gli alberghi Cavallino e Stella d’Italia, in Isola(oggi Piazza XX Settembre) c’era la SADE la Società per l’energia Elettrica, la Tipografia Burchiellaro, la bella Riviera Belzoni con il Palazzo delle Due Scale, dove ha soggiornato il grande Egittologo  G.B. Belzoni, Villa Pisani e la via continuava per la Stazione Ferroviaria. La mia  Parrocchia di appartenenza era  al Duomo Vecchio o di Santa Giustina, dove c’era la Canonica dell’Abate Mitrato, ma la gente frequentava la Chiesa di San Paolo., perché era alle pendici del Colle della Rocca. La chiese di San Paolo era molto bella e aveva un grande organo, che per farlo funzionare si doveva pressare sul mantice, a questo servizio andavao spesso anche io e i miei compagni, l’organo era suonato dal maestro Egidio  Nardin. Ricordo che per salire all’organo dovevo scalare una scala molto ripida e attraversare una lunga sala, stretta e buia, dove c’erano tutte le insegne delle varie Confraternite, le vesti dei Cappati e alcune erano poste su dei manichini che mi facevano una gran paura, pertanto, la attraversavo di corsa per arrivare in fretta dove  c’era l’organo che c’era un po più di luce. Nella chiesa di san Paolo, si svolgevano molte Messe, ma  le cerimonie religiose importanti, come i Pontificali, si facevano al Duomo Vecchio. All’epoca tutta la vita religiosa della città e dei suoi fedeli cristiani, ruotava attorno a una parrocchia sola. La chiesa di san Paolo era la chiesa delle funzioni giornaliere, il Duomo vecchio era riservato alle funzioni domenicali e alle prediche durante il Tempo di Avvento e di Quaresima. Tra le chiese di Monselice, la chiesa di san Martino era la chiesa sempre aperta per i funerali,  mentre tutte le altre chiese  della città, come la chiesetta della Madonna del Carmine, san Biagio, san Tomìo o san Tommaso, san Luigi erano aperte durante le  feste dedicate al patrono della chiesa, con le rispettive sagre, esse venivano aperte un paio di volte all’anno. La mia gioia più grande era partecipare alle celebrazioni liturgiche, in particolare i Pontificali, nei quali potevo indossare la veste viola, che don Ioanon (don Giovanni Prosdocimi) ha fatto fare per i suoi chierichetti, io la portavo con orgoglio nella grande aula del Duomo Vecchio ( la Pieve di santa Giustina del 1200)
Poi, durante l’anno, in ogni tempo stabilito, andavo con il sacrestano (Rino campanaro) alla questua nelle famiglie della città e nelle vicine campagne. Spingevo  con fatica, un carretto che aveva le ruote ricoperte di uno strato di metallo,  per fortuna dopo qualche anno sono state messe delle ruote di gomma. Nel carretto i contadini donavano i prodotti dei loro campi, per il sostentamento del sacrestano, dei preti e della chiesa.


EL CINEMA TEATRO ROMA

Verso la fine dela
Seconda guera mondiale
Da “Pipo”
te sì sta bonbardà
Dopo pochi ani
I te ga ricostruìo
Pì belo de’ prima
E te ne ghe divertìo
‘Ncora par tanti ani
D’inverno te ne ghe scaldà
Nela sala dentro
E fora al cinema al’aperto
D’istà rinfrescà
Co’ l’arivo dela television
Pian pianelo te sì restà sensa paron
E lassà ‘ndare bandonà
sensa nessun de’ tì se  ga interassà
Calche ano fa
Co quatro colpi de’ ruspa
I te ga tirà zò
Noialtri vecioti a se ghemo trovà
Davanti de’ tì a darte l’adio
Alsando i goti co on brindisi
Sperando che magari pì picoleto
Te possi rinassare par devertirne
Ncora par calche aneto.
Nel dopoguera xe stà verto
Aanca un dacncing, na parola mericana
Par dire na sala da balo,
el se ciamava Novalba dancing.
Qua vegneva xente da tuti i paesi
A baare el Rock and Roll, ma che
Mi me piaseva ciamarlo Bughi Bughi,
A gero putyelo e no podeva  ndare drento
E me piaseva spiare e scoltare a musica.
Un co el se ciama Cavalin,
Dal nome dell’albergo, dove i bala ncora.







Nessun commento:

Posta un commento