domenica 5 luglio 2020

Domenica 5 luglio 2020

Carissima S. e blog.
                                  il guffetto porta calendario mi fa girare i pezzetti di legno con incisi i mesi dell'anno e due dadi, sempre di legno, mi mostrano la faccia del numero dei giorni che passano. Oggi è domenica 5 luglio 2020, ma non è una qualsiasi domenica d'estate, nelle quali il silenzio della città era dovuto ai miei concittadini in vacanza, è un silenzio diverso, timoroso, è il prodotto del coronavirus, questo "coso" al quale è stato un nome che non ha nulla a che fare con la Corona del Rosario, ma che (almeno per me) è un richiamo a non dimenticare che oltre al corpo ho un'anima. E a proposito di questa, mi viene in mente ciò che ci ha detto Gesù - Vado a prepararvi un posto - che mi ha sempre dato da pensare a dove sarà il mio posto, e se sarà fisicamente o spiritualmente. Di una cosa sono certo - io credo nella sua Parola di Vita eterna - e girando i dadi nel mio guffetto attendo il giorno spiritualmente, anche se fisicamente non vorrei mai che arrivasse. Nel fra tempo convivo con la mia fisicità che giorno per giorno mi presenta il conto dei giorni che ho passati nel bene e nel male, ma purtroppo è con quest'ultimo che ho a che fare nel presente sospeso e precario della vecchiaia e con l'aggiunta aggravante del covid-19, che sta rendendo più amara la vita.


La domenica dovrebbe essere
di festa e di gioia, ma il coronavirus
mi presenta la mia città silente.
I pochi passanti hanno 
lo sguardo triste e la parola
di saluto è smorzata dalla mascherina.
Il portone di legno del castello
è chiuso a causa di un nemico invisibile,
nonostante abbia visto entrare 
nei secoli imperatori e cortigiani,
feste e gozzoviglie, guerre e pestilenze.
Una domenica che si pensava
arrivasse con l'annuncio
del via libera ad un ritorno
alla normalità, ma che invece
ci si ritrova ancora a combattere
la paura della pandemia
a causa dell'umana imbecillità. 


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