giovedì 7 maggio 2020

Giovedì 7 maggio 2020

Carissima S. e blog.
                                 stamattina ho visto i mezzi della protezione civile locale, che erano all'opera per sanificare le piazze di Monselice, e mi è venuto in mente cosa si diceva un tempo - I spassa senpre dove che passa el prete - Questo era ieri, ma anche oggi, perché  sono passato sotto l'arco che porta alla chiesa di Santa Rosa e fuori e dentro l'arco ci sono carte, guano (cacca) di colombi erbacce, per non parlare appena fuori centro, dove ai bordi delle strade si trovano già mascherine, guanti, cartacce e erbacce ovunque, assieme a mucchi di foglie secche che ostruiscono le caditoie dell'acqua piovana e, se ogni tanto vedo all'opera gli operai con il tosaerba, dopo il loro passaggio viene messo in bella mostra di tutto. E ancora, nelle zone dei centri commerciali e dei supermercati, ora che dobbiamo fare la fila, si nota l'incuria delle aree verdi (tutte, non solo quelle grandi). Mi chiedo, se in questo periodo che si dovrebbe avere più igiene pubblica,  non sarebbe il caso di fare più attenzione a questo BENE COMUNE. Un'altra cosa vorrei dire sulle aree scolastiche, in questo momento che le scuole sono chiuse, non si potrebbe fare la manutenzione, la sanificazione e studiare come fare per essere pronti quando sarà deciso di aprirle. Penso che che l'Amministrazione ci pensi o ci stia pensando, e se c'è disoccupazione e poco lavoro, c'è anche tanta manodopera da impiegare, il tempo passa non bisogna scordarlo. Lasciatemi un pensiero sul passato, quando non c'erano i mezzi che ci sono oggi, e al posto del corona virus, c'erano altre epidemie tipo tifo, scabbia, tubercolosi e che dire dell'asiatica, e i netturbini giravano tutto il giorno, il dodge passava con l'acqua per le strade, i vespasiani odoravano di cleorina e in tanti luoghi veniva usata la calcina, ma a nuotare e lavare i panni si andava nel canale, e anche se al termine dei mercati raccoglievamo le croste di formaggio, nei cinema si raccoglievano le cicche, all'E.C.A. si andava a mangiare e ai Frati  a prendere el pan moro, dal casoin e dal fornaro si andava col libretto, non ditemi che ho nostalgia, ma è storia da non dimenticare, e Monselice era viva, solidale e perché no gioiosa. Sono parecchi anni che sono cambiate le cose, non solo oggi con il corona virus, ma con il potere dei i schei.


In questo mattino solare
non ti posso godere,
messo in isolamento
dal corona virus,
benché già lo fossi per l'età
Cara Monselice,
       ma  spero ancora di passeggiare
e di rivederti prima o poi
 abbellita dalla florale Natura,
composta con arte
da mani sapienti
a  dar più valore alla storia,
raccontata e amata da noi
monselicensi e dai tanti passeggeri.
Pensandoti
questo mattino non mi è più uggioso, 
perché trasformato
in  piacevole meriggio che rivivo
leggendo i canti
dei miei Poeti della Rocca in fiore
che mi  illuminano
questo giorno grigio
di corona virus.

   

Nessun commento:

Posta un commento