Carissima S. e blog.
ieri ho partecipato alla Cerimonia in ricordo della
Shoah
27
gennaio 2019
Domenica fredda, gelo pungente, chiuso in
casa guardo dalla finestra l’ulivo del mio vicino. Volevo uscire, ma la
vista dei rami inarcati dalla furioso
soffiare del vento, mi hanno fatto desistere. Mi sono accomodato sul divano con
la mia morbida copertina e ho ascoltato
sul mio cellulare le struggenti note melodiose del violino di Csongor Korossy-Jhayll,
accompagnate dall’organo di Xaver Varnus che suonavano nella Sinagoga di
Budapest, per ricordare la Shoah nei campi di sterminio nazisti di Auswitz. Le parole non servono...basta soltanto
ascoltare questa musica per ricordare una delle più grandi tragedie del secolo
scorso. Nel silenzio della stanza, ho ascoltato, quasi con venerazione, il
suono di questi strumenti e sono andato con il ricordo, al mio viaggio in
Germania nel 2007, dove ho visitato il campo di sterminio di Dachau vicino a Monaco di Baviera.
Nell’anno
1943 avevo appena due anni, pertanto non ho conosciuto e vissuta la guerra, se
non per la fame e il freddo, che oggi mi portano a pensare quello che avranno patito
i prigionieri in quei luoghi. Qui, in
questa stanza, al caldo, anche se ho visto con i miei occhi quei campi creati
apposta per l’annientamento di esseri umani,non posso nemmeno immaginare quello
che hanno sofferto quelle creature che sono state assassinati dalla furia cieca
e disumana del regime nazista.
Di
quel viaggio mi è rimasta impressa nella mente una targa che ho letto laggiù, a
ricordo di quelle stragi, portata lassù dai miei connazionali di Massa Carrara
che recita così:
GLI
INNOCENTI ORMAI TACCIONO,
MA
PARLANO ALLE NOSTRE COSCIENZE.
Grandi numeri che non
si possono contare
è ciò che non
dobbiamo dimenticare
Numerosi
come petali di fiori
come granelli di sabbia
come capelli
sono la moltitudine di esseri umani
che ancora oggi vengono assassinati
attraverso la fame le guerre lo sfruttamento
perpetrato dall'ingordigia dall'egoismo
di un uomo mai sazio mai contento
che crede di essere eterno
e sembra non sapere
che prima o poi finirà...
all'inferno.
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