giovedì 7 marzo 2019

Mercoledì 6 marzo 2019 

Carissima S. e blog.
                                  la strada è lunga per riprendere, nonostante gli antidolorifici sento ancora dei fastidi, che sento un po' meno con l'aiuto di Damiano il fisioterapista. Questo periodo lo vivo pensando, leggendo e preparando l'incontro con i miei Poeti per il 23 p.v. Oggi però, a parte queste brevi cose che vi ho scritto, il mio pensiero va a questo Mercoledì delle Ceneri, inizio di Quaresima, lo faccio con il pensiero, che vi riporto, di un Santo Vescovo  del '500 -

San Pietro Crisologo (ca 406-450)

vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Discorso 8; CCL 24, 59; PL 52, 208

Gli esercizi della Quaresima: l'elemosina, la preghiera, il digiuno

Fratelli miei, cominciamo oggi il grande viaggio della Quaresima. Portiamo dunque sulla nostra nave ogni provvigione di cibo e bevande, e soprattutto un'abbondante misericordia di cui avremo bisogno. Poiché il digiuno ha fame, il digiuno ha sete, se non si nutre di bontà, se non si disseta di misericordia. Il nostro digiuno ha freddo, non resiste se non lo copre il vello dell'elemosina, se non lo avvolge il vestito della compassione.
Fratelli, ciò che la primavera è per la terra, la misericordia è per il digiuno: il dolce vento primaverile fa fiorire tutte le gemme delle piante; la misericordia del digiuno fa spuntare tutti i nostri semi fino alla fioritura, fa loro portar frutto fino alla raccolta celeste. Ciò che è l'olio per la lampada, lo è la bontà per il digiuno. Come la materia grassa dell'olio accende la luce della lampada e, con così poco cibo, la fa brillare per confortare l'intera notte, così la bontà fa risplendere il digiuno: esso getta raggi fino a raggiungere la pienezza della continenza. Ciò che il sole è per il giorno, l'elemosina lo è per il digiuno: lo splendore del sole accresce la luminosità del giorno, dissipa l'oscurità delle nubi; l'elemosina col digiuno ne santifica la santità e, grazie alla luce della bontà, scaccia dai nostri desideri tutto ciò che potrebbe portare morte. Insomma, ciò che il corpo è per l'anima, la generosità, per così dire, ne occupa il posto per il digiuno: quando l'anima si ritira dal corpo, gli porta la morte; se la generosità si allontana dal digiuno, è la sua morte.


Chissà se questo sentiero
alla vita rinnovata mi porterà;
chissà se offrendo il mio soffrire
vale come preghiera al Creatore;
chissà s'el Paron con tutto
quello che ha da fare
possa perdonarmi e
potermi aiutare.
Chissà chissà...
per questo fiducioso
continuo a pregare.


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