mercoledì 13 marzo 2019

Mercoledì 13 marzo 2019  

Carissima S. e blog. 
                                 questa come le altre notti, il ginocchio mi da veramente fastidio e non riesco a trovare la posizione per riposare, ma anche di giorno, anche se cerco di distrarmi scrivendo, guardando la tv e  armeggiando con il cellulare, sono in compagnia di dolorini persistenti. Carissimi, bando alle ciance...direi se stessi bene, ma sono perseguitato da questo blocco doloroso, che si dirama in più parti della gamba,  il tutto è accompagnato da sonnolenza, poco appetito e poco desiderio di pensare, di fare, di elaborare, come è mio costume. Sono seduto a scrivere, ma non so cosa scrivere, se non tediarvi con le mie fisime, come mi dice Gemma, che mi vorrebbe più positivo. Ieri ho iniziato un altro dei mie racconti brevi, che mi sembra piuttosto giallo, la qualcosa non mi dispiace, perché potrei aggiungerlo al libro, già definitivo, stampato in proprio, in poche copie, ma che lo considero in itinere, in quanto ha poche pagine e che si intitola: DI COLORE GIALLO. Quindi questo racconto che ho iniziato ieri, ve ne propongo qui di seguito le prime righe :

  TITOLO PROVVISORIO: DELIA

  Sono le quattro del mattino, mi alzo e raggiungo assonnato la riva del mare, che ancora in risacca la sua forza s’abbatte sulle rocce del murazzo, i suoi flutti rimbalzano a lambire il mio passare. Guardo l’orizzonte ancora blu notte, improvviso pallido... il sole, sembra uscire dal mare, che man mano di rosso si colora e l’acqua luccica sotto il suo splendore. Le barche dei pescatori ritornano ondeggianti, traballanti, dalla pesca notturna...chissà se...più o meno... cariche di pescato da vendere al mercato, che già vociante sento provenirne le grida da lontano. È un mattino come quello di ieri e simile a quello di tanti altri giorni, che ogni alba alberga nella borgata al mare. Sono inquieto e non me lo so spiegare, è dalla notte che ho questa sensazione, che mi ha tenuto nel dormiveglia e mi ha spinto ad uscire verso i murazzi e la diga che termina con il faro. al quale sono quasi arrivato. Vado avanti, guardo il faro ormai spento, quando un lamento, mi fa girare lo sguardo a destra e a sinistra, senza vedere niente e  nessuno...ancora il lamento che mi sembra, questa volta, provenire dai sassi addossati alla diga, che sprofondano in acqua e ammassati uno sull'altro, hanno delle cavità, allungo di più lo sguardo e vedo una mano che esce dai massi...chi è là grido impacciato...come risposta un altro lamento...Mi sporgo ancora di più per guardare meglio e vedo che la mano appartiene a una ragazza che giace incastrata,  raggomitolata tra la fenditura di due grossi massi. La prima cosa che faccio è chiamare il 112, il primo numero che mi è venuto in mente, dopo un paio di squilli mi risponde una voce, alla quale racconto quanto è successo e dove mi trovo. Poi, piano... piano allungo un piede su un sasso e scendo poi su un altro, appoggiando i piedi con circospezione, perché i sassi erano bagnati. Passo dopo passo arrivo vicino alla ragazza, cerco di parlarle e di tranquillizzarla, lei mi guarda,ma non ha nemmeno la forza di rispondermi, chissà da quanto tempo è in quella situazione, con un piede incastrato nella fenditura tra due massi........


Viviamo in un mondo di pensieri e immagini
che svaniscono in un lampo e ci fanno
capire il nostro niente, mentre se 
con il cuore facciamo delle cose,
queste ci danno il peso e la misura
di quanto valiamo.
I pensieri che arrovellano la mente
hanno un che di indefinito,
di provvisorio e di inattuabilità,
che esulano dalla realtà.
Dalla mente scaturiscono i pensieri...
e come le cose che vengono
postate sui social hanno vita breve, 
perché mille altri postano 
i loro pensieri o le loro immagini,
così ben difficile è ritrovare
sia i pensieri della mente 
che quelli sui social.
Viviamo sì in un mondo reale,
ma dove pensieri e  azioni
sono frutti d'una visione virtuale.
Tutto il nostro tempo
e un correre e rincorrere,
che ben poco ha a che fare
con la vita vera, come quella
che ci propone la Natura
ogni primavera.
La Natura scandisce il tempo,
che noi  senza accorgerci, abbiamo perduto
delegandolo alla tecnologia e alla scienza,
perdendo valori ed emozioni
che  ci possono dare
 la lentezza e  la pazienza, 
in definitiva abbiamo perso   
la coscienza d'una vita normale
con i suoi ritmi come la Natura
ci propone in ogni stagione.





Nessun commento:

Posta un commento