Venerdì
Santo 10 aprile 2020
Carissima S. e blog.
Questa mattina
mi sono alzato alle 6.30. Come il mio solito, mi sono fatto il caffè con la
cuccumae, ho recitato il Rosario, ascoltandolo alla TV che lo trasmetteva in
differita, dal Santuario della Madonna di Pompei. Al termine ho fatto colazione e poi sono
uscito di casa per andare in farmacia a prendere delle medicine, al ché Gemma
mi ha richiamato per dirmi: dove vai
senza mascherina – . Infatti, non
mi sono ancora abituato a questo importante regola e sono ritornato per
metterla. Davanti alla farmacia c’era già la fila, ho contato una decina di
persone ordinatamente in fila e mi sono accodato. Arrivato il mio turno, prese
e pagate le medicine, sono andato, come invece è mia abitudine, a guardare le
epigrafi e, mi sono intristito nel vedere tra quelle esposte, i necrologi di
due persone che conosco abbastanza bene e che considero amiche. Maria di anni
101 ospite del CSA di Monselice e Stelio 93 anni che vive nella sua casa di via
Valli. La prima Maria, non l’ho più
vista da quando non frequento più la Casa di riposo come volontario; Stelio
invece l’ho visto prima che accadesse
questa pestilenza. Altri due pezzi di storia, che se anche hanno un’età
importante e con gli acciacchi dovuti all’età, erano persone lucide e
volentieri mi intrattenevo con entrambi quando ne avevo l’occasione. Maria e
Stelio hanno vissuto le tragedie dell’epoca fascista, della II Guerra Mondiale
e delle varie epidemie che si sono succedute nel ‘900. Maria parlava poco del
suo passato, ma da lei a spizzichi, ho
saputo che era stata governante della famiglia
più importante di Predappio, ed ho immaginato quale era, perché lei non si
sbottonava più di tanto. Col tempo ho cercato di sapere qualcosa da Patrizio
suo figlio che è anche marito di Sandra una mia volontaria A.V.O. ma anche lui
è stato restio a parlarmene. Stelio, classe 1927, invece parlava volentieri del
suo passato di ferroviere e di Partigiano. Ora dei vecchioni, come li chiama Roberto un mio coetaneo, èche spesso con
Stelio si trovano rimasto in vita solo
Felice – Domenico classe 1923, mentre Bruno classe 1919, Pietro classe 1924 e Giuseppe classe 1918, che li riuniva tutti in
un piccolo bar, dove lui, più vecchio dei vecchioni,
gli piaceva conversare dei loro ricordi e qui io andavo spesso per ascoltarli ammirato. Con questa pagina
termino la mia lunga giornata DI iorestoacasa.
Buona
serata!
Amici
che hanno vissuto
momenti
bruttissimi nella loro vita,
ma
che sonno anche vissuto a lungo,
ed
ora non sono più.
Essi
rimarranno sempre nel mio cuore,
e
riandrò con la memoria
ai
tanti ricordi che mi hanno raccontato
e
alle tante cose che mi hanno lasciato.
Pietro
le sue poesie in dialetto, Bruno
I
suoi meravigliosi disegni,
Giuseppe
e Stelvio i loro libri
sulla
vita, la guerra e la prigionia
nei
lager tedeschi e
Maria
la sua triste dolcezza.
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