mercoledì 29 aprile 2020

Mercoledì 29 aprile 2020

Carissima S. e blog.
                                 l'amica Lina ha preso il coronavirus. Ieri mattina ho letto il suo messaggio agli amici, che comunicava la sua felicità e quella di suo marito Sandro, perché sono finalmente guariti dal Covid-19. Ho voluto così inviarle il mio messaggio personale. Nel pomeriggio, con gioia ho ricevuto la sua telefonata, nella quale mi ringraziava. Mi ha raccontato la sua mala esperienza che è cominciata con Sandro, il quale a casa ha accusato mancanza di respiro e soffocamento, per questo è stato subito ricoverato e diagnosticato la polmonite interstiziale da coronavirus e messo sotto la maschera d'ossigeno nel Reparto terapia intensiva, al Madre Teresa, divenuto Covid-Hospital. Lei invece, solo dopo qualche giorno ha avuto i primi sintomi di febbre, diarrea e male le ossa, e anche lei è stata ricoverata, ma non le è stato necessario  metterle la maschera, per lei è stato sufficiente l'erogazione dell'ossigeno per via nasale. Lina è stata in una stanza con un'altra paziente, la quale non riusciva a cogliere alcuna parola, dalle sue labbra uscivano  solo suoni incomprensibili. Ha saputo dalle infermiere che si chiama Teresa e nulla più, una persona senza identità, come tante che erano in quel reparto Covid. Lina è rimasta ricoverata una decina di giorni e ha visto morire Teresa, assistita amorevolmente da qualche infermiera, ma da tante altre senza un briciolo di umanità, come fosse un qualsiasi pezzo d'auto da aggiustare. Con suo marito Sandro, ha potuto comunicare telefonicamente, solo nei momenti quando gli toglievano la maschera d'ossigeno. Passata l'urgenza è stata mandata a casa, ma non guarita e bisognosa di assistenza, per sua fortuna aveva i figli vicini a casa sua e gli portavano il cibo passandoglielo dalla finestra, e si è ripresa pian piano. I figli, le nuore e i nipoti contagiati da loro, non hanno avuto bisogno di ricovero, ma solo di quarantena. Invece suo marito Sandro è rimasto più a lungo in ospedale, ma se l'è cavata anche lui. Ora sono a casa e si sono ripresi abbastanza bene, tant'è che Sandro è uscito per andare a prendere le pianticelle da piantare nell'orto. Ci siamo lasciati pregando el Paron e con la speranza di rivederci presto.


I se e i ma oggi non contano,
la salute è più importante.
Ma 
sembra che a molti, che per loro 
fortuna non hanno avuto
a che fare con il coronavirus,
e non hanno avuto perso i loro cari,
abbiano la smania di uscire
e di riprendere la vita di prima.
Sembra che questa lezione
no sia bastata per riflettere
su i nostri comportamenti di ieri
e fare tesoro delle cose buone
fate e non fare più errori commessi, 
allora si che i SE e i MA
possono davvero renderci
più umani e con i piedi 
ben piantati per terra.


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