Carissima S. e blog.
eccoci al Giovedì Santo, il giorno nel quale Gesù si è riunito con gli Apostoli nell'ultima cena, che oggi è ricordata a Gerusalemme da Mons. Gianbattista Pizzaballa, che io ho conosciuto nel mio pellegrinaggio a piedi in Israele insieme a Padre leone e agli Amici di Santiago. Ricordo la sera che siamo stati ricevuto dal prelato, nella sua casa della Custodia di Terrasanta, ma sopratutto di quel cammino, ricordo la sera che siamo entrati nel Santo Sepolcro e siamo rimasti chiusi dentro per tutta la notte. Ricordo che gli occhi misi chiudevano, come era accaduto agli Apostoli nel Getsemani con Gesù.Quel luogo Santo mi ha fatto pensare e dire in cuor mio, che se anche dovessi morire subito sarei stato contento. Riporto ora una pagina del mio diario PALMIERI che riguarda la mia veglia al Santo Sepolcro
NEL SANTO SEPOLCRO
Alle sette e mezza precise, i monaci e i frati, riuniti sulla
porta d’ingresso della Basilica, si
scambiano le chiavi e chiudono la porta, poi la sbarrano con una scala
appoggiata ai due battenti, fino alle dieci e trenta: “chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori”.
I
delicati rapporti fra gli ortodossi, gli armeni, i copti, i greco- ortodossi, i siriani, e i frati
francescani, hanno ragione di essere se si
mantengono nell’attuale “statu quo”, per cui, a tutt’oggi, è impossibile
pensare di potere apportare dei cambiamenti significativi su orari e funzioni
religiose.
Così in questo preciso momento, dentro alla Basilica si contano circa
una cinquantina di fedeli. Scende il silenzio, i gruppi o i singoli hanno
facoltà di girare a proprio piacimento, però, ciascuno può sostare solo nei
luoghi di loro proprietà. Noi saliamo al Calvario
e restiamo a lungo in preghiera da soli o assieme. Non mi accorgo del tempo che
passa, se non dal silenzioso passaggio dei frati, dei miei compagni e di altri
due monaci vestiti di bianco e cinti con una cintura in pelle, che mi erano
vicini e che in un momento, in cui i nostri sguardi si sono incrociati, ho
saputo che uno si chiama fratel Paolo di Cesena e appartiene alla Compagnia
della Resurrezione. Hanno anche due suore che hanno aperto una comunità nel
Veneto, a Cogollo del Cengio.
Rimango ancora in preghiera per tutti i
miei cari vivi e defunti, per Maria in particolare, per tutti gli Avosini, per
i malati e per tutti quelli che si sono raccomandati alle mie preghiere. Poi ho
rivisto tutta la mia vita e tutto quello che ho fatto, il bene che avrei potuto
fare e che non ho fatto. Una preghiera speciale l’ho fatta per la mia attuale
famiglia con Gemma, i figli Giovanni e Fabio, le nuore Cristina e Elena, i
nipotini Sofia, Lisa, Giorgio e Marco, mi viene anche un nodo alla gola e il
mio volto si inumidisce di una lacrima di pianto. Prima di scendere vado a
baciare il foro dove era piantata la
Croce di Gesù Crocifisso. Una breve scaletta mi porta accanto
alla pietra rossa dove è stato “unto” Gesù prima di essere posto nel S.
Sepolcro. Sono solo e mi distendo per terra con le mani appoggiate sulla
pietra, pervaso dal profumo degli oli. Anche qui sono rimasto in preghiera,
finché le braccia e le gambe hanno resistito; poi sono andato nella Rotonda del
Santo Sepolcro e mi sono seduto su una panchina, nell’angolo più buio. Davanti
a me, a non più di cinque metri c’è l’entrata del Santo Sepolcro. Sono rimasto
qui in questa posizione e non mi sono accorto del tempo che passa. Sono un po’
stanco, ma non ho sonno, continuo a pregare per me, per la Comunità di San Giacomo,
per la mia città di Monselice, per i
miei fratelli, nipoti e parenti tutti; verso un’altra lacrima pensando a Maria
e a undici anni fa, quando assieme siamo venuti in Terra Santa. Prego ancora
per tutte le persone che conosco, medito sul mio presente e penso che il mio
futuro lo dovrò costruire nella serenità, nella pace e nell’amore verso il
prossimo, per essere pronto quando “El Paron”
mi chiamerà a sé, e finalmente, al posto di queste pietre, io
lo potrò vedere “… così come Egli è”.
Gv 19,41 “ Presso il luogo
dove era stato crocifisso vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo,
nel quale nessuno era ancora stato deposto. Là posero dunque Gesù…(era la
vigilia di Pasqua), perché quel sepolcro era vicino”. La fretta era dettata dal
fatto che era la vigilia di Pasqua.
Gv 19,38 Dopo la morte di
Gesù, “Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù ma di nascosto per timore
dei Giudei, chiese a Pilato il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli
andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza
era andato a lui di notte, e portò una mistura di mirra e aloe di circa 100 libbre
(corrispondente a 30 Kg
circa). Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende con oli
aromatici, com’è usanza di seppellire presso i Giudei”.
Ero ancora immerso in me stesso, quando sento delle voci e la
porta dell’ingresso che si spalanca, allora, in fretta entro nel Santo Sepolcro e rimango ancora un poco
a pregare accanto al marmo che ha accolto il Corpo Santo del Signore.
Dopo un ultimo sguardo a questi luoghi Santi, esco sul piazzale e
con i miei compagni faccio ritorno all’alloggio con il cuore pieno di gioia.
O Dio, Padre di ogni consolazione,
che per mezzo del tuo Figlio
hai voluto recare sollievo alle sofferenze
degli infermi, ascolta la preghiera
della nostra fede: manda dal cielo
il tuo Santo Spirito Paraclito su quest'olio,
frutto dell'ulivo,
nutrimento e sollievo
del nostro corpo;
effondi la tua santa benedizione
perché quanti riceveranno l'unzione ottengano
conforto nel corpo, nell'anima e nello spirito,
e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore.
questo dono della tua creazione diventi
olio santo da te benedetto, che vive
e regna con te per tutti i secoli dei secoli.
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