Martedì
21 aprile 2020
Stamattina
Gemma ha dovuto sottoporsi al quarto ciclo di chemioterapia, come da protocolli
post intervento. Infatti, è stato causato dall’Intruso che si è annidato nel suo seno l’anno scorso. Ma l’avvento
di un invisibile carognetta, chiamato coronavirus,
ha fatto diventare Covid-Hospital tutto il nuovo Ospedale Madre Teresa, e di
conseguenza il reparto di oncologia è stato trasferito a Piove di Sacco.
Siamo partiti da casa, attrezzati con
mascherine e guanti verso le 7 e un quarto e siamo arrivati in quella cittadina
verso le 8 e 20. Per entrare abbiamo dovuto declinare le nostre generalità,
farci misurare la temperatura e disinfettarci le mani. Ho lasciato Gemma salire
al Reparto provvisorio di oncologia e io sono andato a prendere un caffè alle
macchinette. Ho atteso che Gemma mi chiamasse al cellulare per dirmi a che ora
avrebbe terminato la seduta, poi mi sono incamminato verso il centro per
prendere il giornale quotidiano. Ho fatto una bella passeggiata sotto i portici
fino in centro dove c’è il Duomo, che ho visto aperto e sono entrato. La chiesa
era buia e deserta, ma sull’altare era esposto il Santissimo Sacramento, pian
piano mi sono avvicinato e mi sono
seduto di fronte al Paron, al quale ho confidato tutta la mia amarezza per
tutto quello che sta succedendo a noi e all’Umanità intera. Dopo una ventina di
minuti di colloquio con Lui, ho fatto il giro della chiesa ad ammirare le
bellissime vetrate colorate con le immagini della Via Crucis. All’uscita ho guardato e ammirato il Duomo con la sua bella
facciata, la torre quadrata e le pertinenze tutte in mattoni a faccia a vista,
che si allungavano in una bella piazza. Ho passato dall’altro lato della strada
e ho ripreso la via del ritorno sotto gli altri portici, che ogni tanto si
interrompevano per farmi ammirare delle belle piazzette in stile moderno, che
si intrattenevano con delicatezza con i
bei vetusti e alquanto cadenti palazzi signorili. Sulla facciata di una di
queste magioni ho letto una sbiadita lapide, ove era scritto che in quel luogo
aveva soggiornato Monsignor Sarto, poi divenuto Papa Pio X. Nel silenzio della
cittadina sono arrivato al parcheggio dove avevo la mia auto, e dopo una
mezzoretta Gemma mi ha chiamato al telefono per dirmi che stava uscendo, erano
le 11. L’attesa è passata, ma mi ha permesso, seppur velocemente, di vedere una Città, che pur
essendoci stato moltissimi anni fa, quando ero dipendente dell’ULSS 23, non
l’avevo mai girata e non pensavo certo che fosse così carina. Mascherato,
arrabbiato e nell’ansia, anche questa giornata è terminata e vi do la
buonanotte.
Nella
Tua casa sono entrato,
era
tutta buia e silenziosa.
Ho
visto una luce sull’altare,
eri
Tu nell’Eucarestia.
Forse
mi aspettavi e
io
volentieri mi sono fermato
a
parlare con Te.
Ti
ho confessato la mia pochezza
nell’essermi
affidato
alla
vanità delle cose, che
un’insignificante
particella
chiamata
coronavirus,
mi
ha scompaginato la vita
e
annullate tutte le mie certezze.
Ti
ho chiesto perdono
per
avere contribuito a metterti in croce.
Solo ora capisco quello che ho fatto.
A
lungo Ti ho pregato e spero
nella
Tua divina Misericordia
di
far cessare questa pandemia
e
ristorare l’anima mia.
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