mercoledì 22 aprile 2020


Martedì 21 aprile 2020
      Stamattina Gemma ha dovuto sottoporsi al quarto ciclo di chemioterapia, come da protocolli post intervento. Infatti, è stato causato dall’Intruso che si è annidato nel suo seno l’anno scorso. Ma l’avvento di un invisibile carognetta, chiamato coronavirus, ha fatto diventare Covid-Hospital tutto il nuovo Ospedale Madre Teresa, e di conseguenza il reparto di oncologia è stato trasferito a Piove di Sacco. Siamo  partiti da casa, attrezzati con mascherine e guanti verso le 7 e un quarto e siamo arrivati in quella cittadina verso le 8 e 20. Per entrare abbiamo dovuto declinare le nostre generalità, farci misurare la temperatura e disinfettarci le mani. Ho lasciato Gemma salire al Reparto provvisorio di oncologia e io sono andato a prendere un caffè alle macchinette. Ho atteso che Gemma mi chiamasse al cellulare per dirmi a che ora avrebbe terminato la seduta, poi mi sono incamminato verso il centro per prendere il giornale quotidiano. Ho fatto una bella passeggiata sotto i portici fino in centro dove c’è il Duomo, che ho visto aperto e sono entrato. La chiesa era buia e deserta, ma sull’altare era esposto il Santissimo Sacramento, pian piano  mi sono avvicinato e mi sono seduto di fronte al Paron, al quale ho confidato tutta la mia amarezza per tutto quello che sta succedendo a noi e all’Umanità intera. Dopo una ventina di minuti di colloquio con Lui, ho fatto il giro della chiesa ad ammirare le bellissime vetrate colorate con le immagini della Via Crucis. All’uscita ho guardato e ammirato il Duomo con la sua bella facciata, la torre quadrata e le pertinenze tutte in mattoni a faccia a vista, che si allungavano in una bella piazza. Ho passato dall’altro lato della strada e ho ripreso la via del ritorno sotto gli altri portici, che ogni tanto si interrompevano per farmi ammirare delle belle piazzette in stile moderno, che si intrattenevano  con delicatezza con i bei vetusti e alquanto cadenti palazzi signorili. Sulla facciata di una di queste magioni ho letto una sbiadita lapide, ove era scritto che in quel luogo aveva soggiornato Monsignor Sarto, poi divenuto Papa Pio X. Nel silenzio della cittadina sono arrivato al parcheggio dove avevo la mia auto, e dopo una mezzoretta Gemma mi ha chiamato al telefono per dirmi che stava uscendo, erano le 11. L’attesa è passata, ma mi ha permesso, seppur  velocemente, di vedere una Città, che pur essendoci stato moltissimi anni fa, quando ero dipendente dell’ULSS 23, non l’avevo mai girata e non pensavo certo che fosse così carina. Mascherato, arrabbiato e nell’ansia, anche questa giornata è terminata e vi do la buonanotte.



Nella Tua casa sono entrato,
era tutta buia e silenziosa.
Ho visto una luce sull’altare,
eri Tu nell’Eucarestia.
Forse mi aspettavi e
io volentieri mi sono fermato
a parlare con Te.
Ti ho confessato la  mia pochezza
nell’essermi affidato
alla vanità delle cose, che
un’insignificante particella
chiamata coronavirus,
mi ha scompaginato la vita
e annullate tutte le mie certezze.
Ti ho chiesto perdono
per avere contribuito a metterti in croce.
 Solo ora capisco quello che ho fatto.
A lungo Ti ho pregato e spero
nella Tua divina Misericordia
di far cessare questa pandemia
e ristorare l’anima mia.


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