venerdì 13 marzo 2020

Venerdì 13 marzo 2020

Carissima S. e blog. 
                                  IO RESTO A CASA è l'invito del Governo che ha lo scopo di arginare il diffondersi del COVID-19, ma è anche un ammonimento, per questo motivo ha emanato un modulo che ognuno deve compilare se esce di casa per recarsi in qualche luogo consentito. Ogni giorno ci sono sempre più contagi e morti, il Governo è costretto a emanare sempre nuovi provvedimenti...
  Il governo ha emanato il decreto (qui il testo), seguito poi, lunedì sera, da un’altra norma, con i quali, di fronte alla diffusione dei contagi da Coronavirus (che hanno toccato quota 9.172 casi, all’8 marzo, con 463 morti), vengono stabilite restrizioni agli spostamenti delle persone su tutto il territorio dell’intera penisola.

Secondo quanto stabilito, va evitato «ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita»«nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità» o «per motivi di salute».
Insomma: posto che, come ha detto il premier, il senso del decreto si compendia nella raccomandazione a stare a casa (leggete q
uesta intervista a Christian Salaroli, anestesista rianimatore a Bergamo, per capre il perché), da martedì mattina per muoversi in Italia occorre avere un’autocertificazione. Bisognerà dimostrare che ci si muove per motivi di lavoro o per gravi esigenze sanitarie o familiari.
Per questo il ministero dell’Interno ha predisposto un modulo che si può scaricare dal sito del Viminale (o anche 
qui: la parte da portare con sé è solo la pagina 3), va compilato ed esibito al momento del controllo.
Il modulo che trovate qui è quello emesso dal ministero dell’Interno martedì; restano validi anche quelli emessi lunedì, che riportavano le indicazioni relative alle zone di sicurezza (Lombardia e 14 Province).

A noi non rimane che attenerci alle direttive e pregare el Paron affinché ci aiuti



 PREGHIERA NEL TENPO DEL COVID – 19


SAN FRANCESCO
Le tue scorribande per la città, a bere e a cercar donzelle, ti hanno dipinto come un ribelle, ma  hai visto che c’era un’altra realtà. D’improvviso i tuoi occhi hai aperto nel vedere povertà e miseria nera che il popolo aveva da mane a sera, e hai lasciato il tuo comodo letto. Ignudo per la via hai pregato, ogni cosa  hai abbandonato, anche tua madre e tuo padre, e hai abbracciato il Creato. Vestito di sacco e senza calzari in ogni dove, la penitenza hai predicato, e con la forza che Dio ti ha dato
schiere di fratelli  hai plasmato e ti hanno seguito per secoli nel mondo. Grande è il bene che hai seminato, ma oggi il maligno è più sfrontato si è insediato attraverso l’egoismo l’edonismo e la perversione, nelle anime e nei cuori di uomini e donne. I conventi sono chiusi, le chiese sono vuote, e la belva scorazza giorno e notte. Torna o San Francesco! Tu che dal Papa sei stato ed hai ottenuto, ora che sei lassù, vai questa volta, dal Creatore e chiedigli di salvare il suo Creato, e sono certo che sarà fatto.

Caro San Francesco,
te sì sta anca ti in giro par betoe
a bevare e sercare tose,
senpre te canbiavi morose,
ma te ghe visto a luce vera
che te ghe conossù nea mseria nera,
ch’el popoo viveva da matina a sera.
Te ghe verto i oci, lassando
casa e tuti i to pastroci.
Te te ghe spoià e nudo e nado
te si ndà in giro pal contado
vestio de saco e descalso
sensa paura de ciapare el rafredore
co a forsa ciapà dal Creratore.
Te ghe fato penitensa e predicà
e tanto ben te ghe fato,
che pae strade tanti fradei te ghe rancurà
e a paroa del Paron te ghe ghè insegnà.
Ma a bestia infernae a ga visto
che de Lù se ghemo desmentegà
e nel to tenpo come desso,
el mae ga nel mondo ciapà posesso.
Caro san Francesco,
te preghemo de domandarghe
a nostro Signore de salvare
e so creature da tuto sto doore.

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