Lunedì 23 marzo 2020
Carissima S. e blog.
apro la pagina del mio diario con un pensiero e una preghiera per tutti coloro che si stanno adoperando per alleviare questo brutto periodo. In particolare ai lavoratori della sanità, delle forze dell'ordine, agli autotrasportatori, a quelli delle aziende aperte per i beni materiali e medicali e a tutti coloro che devono essere disponibili per aiutare chi è in IORESTOACASA, e chi è costretto a restare a casa deve essere grato a tutti quelli che la loro famiglia la vedono a rate. Prego con le parole e l'invito che ci ha fatto questa mattina alla Santa messa da Casa Marta, il nostro Papa Francesco - Pregare non ncon le parole che escono dalla bocca nla...bala...bla ..come i pappagalli, ma con la Fede che viene dal cuore e ha insistito nel dirci che dobbiamo farlo con FEDE, PERSEVERANZA E CORAGGIO. Io sono convinto che il Padre Misericordioso ci ascolterà e questa brutta storia finirà. Tutti abbiamo perdute le nostre abituali certezze e siamo costretti a comportamenti per i quali non eravamo abituati. Spero che presto finirà e tutto ANDRA' BENE, dopo di che dobbiamo ricordarci di quanto stiamo passando e modificare il nostro stressante ritmo di vita, ricordarci di quanto poco valiamo e di quanto sia inutile la nostra condotta di vita praticata prima ddi questo Coronavirus.
Buona giornata! IORESTOACASA!
IERI E OGGI
Dalla piazza risuona
la torre
scandisce i rintocchi
delle ore
che s'udivano nelle
case dentro e fuori,
tutto è ormai coperto
dai rumori.
Ieri dal Montericco giungeva
il fragore delle mine,
al piano echeggiava
l'ululato delle sirene,
allegro e vociante era
il mercato
con l’uomo che guardava
e passava indaffarato,
nell'aria si
diffondeva del pane l'odore e
per le strade la gente
si salutava con calore,
s'inalavano i profumi
della drogheria
e quelli della
pescheria,
nelle osterie i vecchi
giocavano a carte
tra mescite di vino e
pareti affumicate.
Oggi ci sono i bar con
giovani aitanti
con in mano il
bicchiere di birra,
fuori e dentro tra
specchi luccicanti.
Ieri si scriveva sulla
carta di formaggio,
oggi c’è il computer,
ma ancora
treni e muri imbratta
il selvaggio.
Dal ponte della
pescheria ora le cave guardo
con il loro squarcio beffardo,
nel canale non ci son
più le barche
e dalle valli non
arrivano coi cesti
le vecchie stanche.
Sono ricordi di un faticato
passato
che oggi scopriamo d'averlo
dimenticato
a favore del progresso e della globalizzazione,
che ci ha reclusi
nelle nostre case
con una tremenda
punizione,
che non ci fa più né
vedere il passato
e men che meno il
presente,
senza sapere quale
futuro avremo.
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