mercoledì 28 agosto 2019

Mercoledì 28 agosto 2019 

Carissima S. e blog. 
                                  quante volte mi sono chiesto se rifarei tutto quello che ho fatto finora.  Non sono molto soddisfatto del mio  passato, ma comunque sia, sono certo che rifarei gli errori, che mi hanno permesso di fare l' esperienza necessaria per fare le scelte che ho fatto. Fin da ragazzo non ho mai potuto avere ciò che desideravo, a causa della fame.  La povertà è stata la compagna di vita della nostra famiglia. Ricordo che ho cominciato a mangiare pasti regolari in collegio, nel quale sono stato dal 1952 al 1955. Del collegio, mi ricordo che, una delle prime volte, in cui con i mie compagni  eravamo a pranzo, presi la pagnotella di pane al vicino, e il superiore che ci sorvegliava, se ne è accorto, si è avvicinato e mi ha tirato uno schiaffo. Quello è stato un errore che mi ha permesso di comportarmi onestamente per l'avvenire. In questo luogo, ho cercato di studiare e sono arrivato alla III media. Ma la parrocchia che mi pagava la retta, e i miei genitori, non avevano più soldi, così non fui iscritto agli esami statali, e venni a casa definitivamente con la V elementare. Dopo avere  fatto mille mestieri, e imparato nemmeno uno, sono emigrato in Francia e poi in Germania, con contratti di 60/90 giorni, al termine dei quali dovevo, ed ero contento, di tornare a casa. Ricordo che in Francia feci la conoscenza con l'amore, e fu mia prima esperienza. Nel proseguo della mia vita lavorativa, ho cercato un lavoro stabile. Avevo il desiderio di comperarmi la macchina, ma sopratutto di sposarmi. Il che è avvenuto nel 1968, l'anno dei motti studenteschi, nei quali non mancava un linguaggio e un comportamento, a volte violento.  A quell'epoca vedevo che molti dei ragazzi che conoscevo, pur avendo già un bel lavoro in fabbrica, in quattro e quattro otto, andavano a  lavorare nei comuni, nelle scuole, negli ospedali. Fu così, che imposi alle Istituzioni di darmi un lavoro permanente, che ottenni  un anno dopo come portiere notturno all'Ospedale Provinciale di Monselice. Qui rimasi fino a quando abbiamo deciso, io e  mia moglie Maria, di andare in pensione, perché lei ha cominciato ad ammalarsi, e per la prima volta l'Intruso ha fatto la sua comparsa nella mia vita. Maria mi ha lasciato il 10 novembre del 2002. Molte di queste cose le ho scritte o accennate negli miei libri Diario in viola e Sfogliare la vita. Tutto ciò che ho fatto nella vita....lo rifarei...SI'. 


Racchiusa nel castello,
Avalda 
lo girato in lungo e in largo.
Ne ha conosciuto gli angoli
più nascosti e impenetrabili.
Ne è la padrona assoluta.
Di giorno sonnecchia
di qua e di la, ma alla notte
si muove agile,  e all'apparire 
di qualsaisi intruso, 
lo assalta  com'è 
nella sua natura felina.
Avalda 
è la mascotte del castello
che s'erge alle pendici
del monte Euganeo più bello.




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