domenica 2 febbraio 2020

Domenica 2 febbraio 2020 - La candelora -

Carissima S. e blog.
                                 ieri la Gran Bretagna - Inghilterra è uscita dalla Comunità Europea :BREXIT,. Mi sono sempre chiesto se mai nell'Unione Europea ci sia stata, perché hanno sempre fatto i loro comodi, mantenendo anche la loro moneta - la sterlina -  Ora per andare laggiù ci vorrà il passaporto e il cambio sarà più salato e, ci saranno dazi e altre cose ch andranno a cozzare con il clima di libero mercato e democratico, che gli inglesi, nonostante la monarchia, hanno sempre sventolato. Io spero che l'Unione Europea sia unita nel contrastare questa nuova realtà. Ieri sera ho saputo della dipartita dell'amico medico Nicola Scaiella, che per tanti anni ha lavorato nell'Ospedale di Monselice, dove lavoravo anche io. Era un uomo socievole, buono e lo ricordo con il sorriso che mi faceva  fare quando recitava i suoi lunghi monologhi - Va in pace caro Nicola -. e, ancora iere sera, sono andato in Municipio, dove nella sala consiliare si è tenuta una Maratona di lettura per ricordare la deportazione di tanta gente nei campi di sterminio nazisti. Ci sono andato per ricordare gli amici Bruno Mardegan, Piero Gattolin e Giuseppe Trevisan, ho ascoltato vari lettori e io ho letto una parte del racconto della prigionia di Piero. Oggi è la Candelora, che ricorda la presentazione al Tempio di Gesù - Luce  delle genti -. A questo proposito riporto ciò che ho trovato in internet a riguardo: Oggi qui il cielo è grigio, ma non fa freddo, pertanto, non si sa quale proverbio proporre.
«Delle cere la giornata
ti dimostra la vernata,
se vedrai pioggia minuta
la vernata fia compiuta,
ma se vedi sole chiaro
marzo fia come gennaro.»
Questa è una versione in dialetto napoletano riguardo alla Candelora e la fine dell'inverno:
A Cannelora Vierno è fora! Risponne San Biase: Vierno mo' trase! dice a vecchia dint' a tana: ...nce vo' 'nata quarantana! cant' o monaco dint' o refettorio: tann' è estate quann' è Sant'Antonio!
(«Alla Candelora l'inverno è finito! Risponde San Biagio "L'inverno ora inizia!". Dice la vecchia dentro la tana "Ne mancano ancora 40". Canta il monaco dal refettorio "L'estate arriva quando viene Sant'Antonio"». Ovviamente ci si riferisce a S. Antonio da Padova, che ricorre il 13 giugno, e non a S. Antonio abate, che ricorre il 17 gennaio.)
Il dialetto foggiano esprime questi proverbi sulla Candelora e l'inverno:
Se p'a Cannelore ne chòve 'u virne se ne more
("Se nella Candelora non piove/ l'inverno muore." G.Ruggiero)
A Cannelore, a vernate esce fore. Respunnija a vecchija arraggiate: nun è sciuta a vernate se nun arrive 'a 'Nnunziate, e se vuje esse chiù secure, quanne calane i meteture
("Alla Candelora l'inverno esce fuori. Rispose la vecchia arrabbiata: non è uscito l'inverno se non arriva l'Annunziata (25 marzo) e se vuoi essere più sicuro, quando calano i mietitori." G. Donatacci)

La Candelora e il vino

«Se per la Candelora il tempo è bello
molto più vino avremo che vinello.»
Il 2 febbraio è uno di quei giorni, dispiegati nel calendario, utili, in base alle credenze popolari, per trarre auspici per il futuro, per predire l'esito dei raccolti. In fondo, da un punto di vista tecnico-agricolo, è effettivamente importante che, in certe fasi dello sviluppo del grano e della vite, le condizioni meteorologiche siano favorevoli.

La Candelora, la pioggia e la neve

«Se nevica per la Candelora
sette volte la neve svola.»
«Se piôv par Zariôla
quaranta dè l'inveran in z'arnôva.
»
(dialettale romagnolo)
("Se piove per la Candelora si rinnovano quaranta giorni d'inverno"). In questo caso, il proverbio romagnolo vuole evidenziare come la giornata della Candelora si trovi a metà strada tra il Natale e la metà di marzo, quindi non è impossibile che altri quaranta giorni di cattivo tempo possano trascorrere prima degli attesi spiragli primaverili.

La Candelora, la pioggia ed il vento

«Da la Madona Candeòra
de l'inverno semo fora;
ma se xe piova e vento,
de l'inverno semo drento.
»
(dialettale veneto)
("Dalla festa della Madonna della Candelora siamo fuori dall'inverno; ma se piove o c'è vento, siamo ancora in inverno.")
«Da Candelora ill'nvernu simu fora,
ma si chiovi e ventu tira, ill'nvernu simu intra
»
(dialettale calabrese)
("Alla Candelora dell'inverno siamo fuori, ma se piove e tira vento siamo ancora dentro l'inverno ")
«A la Madonna Candelora de l'inverno semo fora,
ma se piove e tira vento, de l'inverno semo dentro
»
(dialettale umbro)
("Quando c'è la Madonna Candelora siamo usciti dall'inverno, ma se piove e tira vento allora è ancora inverno")
«Col dì de'a Candeòra
de l'inverno semo fora;
ma se piove o tira vento,
de l'inverno semo ancora 'rento.
»
(dialettale veneto)
("Col giorno della Candelora dall'inverno siamo fuori; ma se piove o c'è vento, siamo ancora dentro l'inverno.")
«Pella 'Andelora
se pioe o se gragnola
dell'inverno semo fora;
ma se sole o solicello
semo ancor in mezzo a i'verno.
»
(dialettale toscano)
("Per la Candelora, se piove o se grandina, siamo usciti dall'inverno; ma se c'è il sole più o meno sereno, siamo ancora in mezzo all'inverno")
«Il di' dla Candelora
de l'inverno sem fora
ma se piov, fioca o tira il vent
in dl'invern andem in den
»
(dialettale lodigiano)
("Il giorno della Candelora siamo fuori dall'inverno, ma se piove, nevica o c'è il vento, andiamo dentro nel (pieno) inverno")

La Candelora e le uova

«De la Candelora
ogni aceddu fa la cova
»
(dialettale salentino)
("Dalla Candelora ogni uccello fa le cova"). In questo caso il proverbio ci proietta verso Pasqua.
«Da Candalora, cu on avi carni
s'impigna a figghjiola
»
(dialettale calabrese)
Questa è invece una versione calabrese riguardo alla Candelora.

La Candelora, l'orso e la terra

«Se l'ors a la Siriola la paia a fà soé
a'nt l'invern tornoma a intré
»
(dialettale piemontese)
("Se l'orso alla Candelora fa asciugare la paglia (il giaciglio), si rientra nell'inverno").
Il proverbio, noto in Piemonte e Valle d'Aosta, ci riporta sia alla credenza dell'orso lunare, che esce dalla tana nella notte del 1º febbraio e osservando la posizione della luna percepisce se la primavera è in arrivo, sia al Santo che si festeggia proprio in questo giorno: sant'Orso. Il pagliericcio, messo ad asciugare nel primo giorno di febbraio, rimanda direttamente alla maschera dal momento che, il "materasso" su cui dormivano i contadini era, per l'appunto, fatto di paglia o foglie secche.
In altre regioni viene utilizzato il lupo o il leone come protagonista simbolico di questo proverbio che esplora le dinamiche interne della terra, che proprio nel momento di maggior gelo, ricominciano a risvegliare gli elementi assopiti e quindi al di sotto di una superficie brulla corrisponde una vita intensa.[1]
Non è un caso se il termine febbraio derivi dal latino februus ("purificante"), associato al periodo annuale di purificazione e quindi di rinascita della natura e dello spirito.


Da a candeora 
del'inverno semo fora ma,
un cò 
el ceo xe griso e,
par tanti dì el soe no 
ne dà el so soriso e,
 tra fredo e piova
l'inverno se rinova.
Intanto se vissinemo a Marso
e, sentimo odore de primavera
anca s'el soe xe scarso.
Passa i dì, passa i mesi e i ani, 
e staion xe senpre quee,
se devnta pì veci e se
ga senpre pì maani.

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