Carissima S. e blog.
se c'è voglia di lavorare, se c'è buona volontà, si trova sempre la soluzione ai problemi, Ed è quello che hanno fatto degli operai di Acerra, un buon esempio per tutti coloro che si trovano in difficoltà.
Un piccolo miracolo ad Acerra
Come si dice, volere è potere, lo sanno bene
questi 12 operai diventati proprietari della propria fabbrica.
Questo storia di coraggio parte purtroppo
da una situazione di difficoltà, come da anni ce ne sono molte, la società
Lafer, 50 operai, improvvisamente dichiara il fallimento e viene messa
in liquidazione, da qui una trafila lunghissima, 6 anni lontani dal lavoro,
e poi l’idea di formare una cooperativa con chi, tra i 50 ex dipendenti aveva
voglia di rischiare per creare qualcosa di bello e rimettersi in gioco, dei
50 solo 12 lavoratori hanno risposto all’appello hanno dai 35 ai 50
anni e per portare avanti il loro sogno hanno investito il loro Tfr, e
la liquidazione di 15 anni di lavoro, anticipando la mobilità con l’aiuto di
LegaCoop, ognuno di loro ha investito da 7 ai 25 mila euro per arrivare a
formare un capitale sociale di 130 mila euro. Sono stati agguerriti e tenaci si
sono salvati con le loro mani da un futuro di disoccupazione e il nuovo gruppo
non ha mollato davanti a nessuna difficoltà, né di fronte ai 3 anni che gli ci
sono voluti per tentare di rilevare l’azienda e i macchinari comprati
all’asta, né di fronte ai sabotaggi ricevuti, ai furti e ad un
incendio di natura dolosa scoppiato nella fabbrica. Antonio Cimmino
uno dei 12 proprietari racconta:
“Quelle fiamme le sogno ancora di notte è
stato un incubo, pensavamo di aver perso tutto. Abbiamo dovuto aspettare altri
sei mesi. E questo ha voluto dire altri soldi.
Abbiamo trovato un altro capannone ad
Acerra. Per accelerare davamo una mano con i lavori, abbiamo imbiancato i muri
e sistemato l’impianto elettrico”.
c’era in gioco tutto, tutti i guadagni
rimasti, la speranza di non ritrovarsi in mezzo ad una strada senza
niente con delle famiglie da mantenere, il sogno di poter riprendere a
lavorare e diventare loro stessi i capi dello stabilimento, e ora Screen
Sud e i suoi 12 proprietari ce l’hanno fatta, e vanno a gonfie vele,
la cooperativa produce 3000 metri quadri al mese di telai in acciaio, reti
antintasanti-setaccio, oltre al mercato italiano (soprattutto il Nord Est)una
buona parte della loro produzione viene esportata all’estero. Lo scorso
anno hanno fatturato 2 milioni di euro, ed è solo l’inizio. Raffaele
Silvestro uno dei 12 coraggiosi, che adesso è presidente della cooperativa
racconta:
“Non posso spiegarlo, non trovo le parole
ti alzi da casa tua e vieni a casa tua. Trovi più energie in tutto quello che
fai perché lo fai per te. È un’esperienza unica”
ora lavorano per loro stessi, dalle 6 del
mattino alle 22 di sera, su due turni e Raffaele lo chiama “un matrimonio a
12” ovviamente ci sono screzi e difficoltà, non è facile essere in 12 al comando,
però si supera tutto, in una cooperativa si richiede sacrificio,
collaborazione, ma Raffaele è stato il primo tra tutti a pensare che questa
cosa andava fatta, che bisognava provarci, racconta di essersi trovato
davanti alla scelta tra vivere e buttarsi o morire entrando nel girone dei
disoccupati di mezza età, al sud Italia, e lui non si è tirato indietro ed
è diventato il “capitano” della scialuppa di salvataggio in cui ha tirato in
salvo anche gli altri 11 colleghi se ripensano alla paura, l’angoscia e la
preoccupazione che hanno vissuto, ancora non ci credono che sia finita e che
tutto stia andando così bene, tra le lotte per il lavoro e le mille
peripezie che influenzavano anche la vita domestica, Carmine De Luca per
esempio ricorda le discussioni con la moglie che gli diceva di lasciare perdere
e trovarsi un altro lavoro, spaventata dal poter perdere tutto in questo
progetto, e racconta che è stata la disperazione a dargli la forza di volontà
per sopportare e superare tutto, ed ora finalmente, il passato è alle spalle, e
la Screen Sud è un grande esempio per tutto il territorio di come sia
possibile rimboccarsi le maniche e sudarsi il proprio successo e la
speranza dei 12 operai è che proprio il loro esempio possa fare nascere altre
realtà simili.
Le cose belle come i frutti e i fiori
possono nascere dalla voglia
di fare qualcosa
Ci sono tanti parolai
che straboccano a iosa
senza fare nulla per aiutare
chi è in difficoltà
Questa è la triste realtà
nella quale molti operai si trovano
essi dalla mattina alla sera
si trovano senza lavoro
mentre i parolai e i loro portaborse
hanno stipendi d'oro
Loro giorno dopo giorno
tutti....dico proprio tutti
parlano di lavoro
ma poi litigano tra di loro
e non mettono in pratica nulla
In ogni momento cambiano le loro attenzioni
come banderuole al vento
e se mettono in pratica qualcosa
lo fanno col gioco dei bussolotti
facendo girare il denaro
di qua e di la
togliendolo di qua e mettendolo di la
perché sanno che nelle loro tasche
sempre qualcosa in più si fermerà.
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