c'è il sole anche se stamattina alle sette faceva freschino, ma sono andato lo stesso a passeggiare. Oggi vi faccio partecipi di questi mio pensiero, scusatemi se è un po' triste, ma l'autunno mi porta verso 15 anni dalla dipartita di Maria.
Finché c’è vita c’è
speranza, ma a che prezzo?
Un articolo firmato Adriana, letto sul n.
20 di Famiglia Cristiana del 19.5.2002, nella rubrica ‘Colloqui con il Padre’, mi ha indotto a scrivermi degli appunti,
che li trascrivo oggi dopo 15 anni che mia Maria mi ha lasciato.
Cara Adriana,
sulla tua lettera al
Padre, sul settimanale Famiglia Cristiana, hai espresso il desiderio di
confrontarti con persone che hanno vissuto la tua terribile esperienza. Anche
io oggi sto vivendo la tua esperienza con mia moglie Maria, iniziata poco prima
del solstizio di primavera, il bel periodo ove la Natura si risveglia con il nuovo verde
dei prati, gli alberi che si infogliano e tanti fiori multicolori che rivestono
i giardini, i prati, gli argini e i fossi. Proprio in questo meraviglioso tempo
che invoglia a passeggiare e a gioire, Maria ha cominciato a perdere la sua
grinta, a divenire triste e timorosa.
Lei ha iniziato, come voi a conoscere
medici. esami, medicine, diagnosi funeste, notti insonni e giorni
pesanti, le corse da un Ospedale all’altro, da uno specialista medico
all’altro, da un ambulatorio all’altro, dove si incontravano persone ammalate con
le loro tante e gravi problematiche.
Giorno dopo giorno nelle sale d’attesa incrociavamo i nostri sguardi e
pensavamo la stessa cosa - Finché c’è vita c’è speranza –
Oggi 19 maggio 2002, sono passati poco
più di un paio di mesi, dall’infausta
diagnosi, che nella posizione del cancro
che aveva Maria era inoperabile, con il consiglio di fare delle sedute di
chemioterapia, come del resto, cara Adriana,
hanno consigliato a tuo marito.
Dunque, Maria e tuo marito sono stati accomunati nello stesso destino e loro
hanno provato i medesimi dolori e uguali sofferenze, nonostante si dica – Che ognuno sente il suo -. Cara Adriana, Loro e noi cosa potevamo fare e - a che prezzo – se non
rimanere loro accanto con tutto l’Amore possibile, sopportando, rinunciando
alle nostre esigenze morali e corporali, facendo attenzione e con ogni cautela
per fare trascorrere quel tempo di vita che rimaneva, nella dignità che questo cancro
maledetto permetteva. Allora, cara Adriana, facciamoci coraggio a
vicenda, con la certezza che Dio ci ha dato la Croce, ma anche
la forza per portarla.
Cara Adriana, lascia che ti racconti
quello che ci è successo durante i trasferimenti da un luogo di cura all’altro
– Lunedì 27 maggio, con la nostra auto, stavamo recandoci da Monselice a Piove
di Sacco, nell’Ospedale dove Maria ha iniziato a fare la chemio, lei era
nervosa perché sapeva che questo era il giorno che le dovevano fare la chemio pesante. Avevamo da poco passato
il centro di Terrassa Padovana, incolonnati con altre auto, perché davanti
avevamo un trattore, la nostra auto era l’ultima di quattro macchine, improvvisamente
un camioncino ci ha tamponato e fatto cozzare contro l’auto che mi precedeva e
come birilli una dopo l’altra cozzava contro l’altra , mentre il trattore
svoltava a destra. Non vi dico la paura che ho preso, ma più ancora lo choc che
avuto Maria, la nostra auto si accartocciata e il motore è caduto a terra, ma
per fortuna andavamo piano, avevamo le
cinture allacciate e non ci siamo fatti gran che, se non un colpo di frusta.
Sono uscito a stento dall’auto e mezzo imbambolato ho fatto il giro dell’auto
dalla parte di Maria per cercare di tranquillizzarla. Nel fra tempo si erano
fermate altre auto e ho chiesto ad un signore se poteva accompagnare Maria a
Piove di sacco perché non doveva perdere la seduta di chemioterapia, io invece,
sono rimasto in attesa dei rilievi dei Carabinieri e l’arrivo del carro
attrezzi. Durante l’attesa ho telefonato
a Maria per sentire come stava e se aveva iniziato la seduta. Con l’aiuto di Dio e della Madonna di Terrassa,
che aveva Santuario vicino al luogo dell’incidente, verso
mezzogiorno sono arrivato anche io all’Ospedale e Maria stava facendo l’ultima
flebo.
Termino questo confronto con Adriana,
dicendole che siamo fortunati di essere Cristiani, perché con la Speranza, abbiamo anche
la Fede, che assieme alla Carità, un giorno potremo ricongiungerci ai
nostri cari.
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