Carissima S. e blog, domani con la 'befana' si chiuderanno le festività natalizie, ma si apriranno le feste della quotidianità. Le scuole si riapriranno, la dieta riprenderà e i controlli medici ci tireranno le orecchie. Le attività si fanno frenetiche e vi rinnovo l'invito alla presentazione del 'DIARIO IN VIOLA ' sabato 9 h. 16 in Loggetta, mi farete piacere se ci sarete. I libri saranno distribuiti fino ad esaurimento, me sono state stampate poche copie attraverso la disponibile di un amico che non vuole essere nominato. Pertanto, chi sarà presente lo potrà avere, altrimenti ve lo invierò per mail.
Via invio una poesia scritta dall'anziano papà di un mio amico. Io l'ho conosciuto ed era anche un bravo pittore. alcuni suoi affreschi si trovano in diverse chiese della zona. L'ho ritrovata mettendo a posto il mio archivio e mi fa piacere proporvela.
Buona giornata!
IL CIPRESSO
Qui seduto, fra le
eriche e le felci,
il tuo bel cono
ammiro, alto cipresso,
che nell’acclivio
del monte di selci
radici hai messo.
E appar più scuro
contro l’aere chiaro
Il sempre verde
cupo di tue fronde,
che un senso di
tristezza. Un che di amaro
nel cor m’infonde.
Solo la cima
ondeggia molle al vento,
e quasi par gradire le carezze.
Le bufere per te,
s’ancora cento,
fur tutte brezze.
Da oriente ad
acceso quante fiate
Del grand’arco del
sol vedesti il giro?
E quante l’erbe
intorno a te son nate
E poi moriro?
L’incorrutibil
fibra un dì rubesta
Fendeva l’onda
dell’immenso sale;
vide la pugna,
vide la tempesta,
e onor regale.
Ma di silenzio e
di tristezza un regno
Ti fu serbato
ancor fra cippi e croci :
spargendo ombra di
pace ode ‘l tuo legno
pietose voci.
Ah ! sì ! più
serio e più pensoso rendi
E un pio
raccogliemento quasi imponi
A chi piè ferma dove l’ombra stendi,
e pace doni.
Nella pagana età
truci e sinistri
Pensier destando,
al dio Plutone offerti
Eran tuoi rami;
e’l capo i suoi ministri
Cingean di serti.
Ma ecco garrendo
d’uccelletti arriva
Sciame
giulivo,ch’el tuo folto invita :
l’arbore muta e di
gaiezza priva
freme di vita !
Vorrei indugiar,
fin che la notte scende;
e nel tuo cupo
occulta l’usignuolo
or meste, or liete, ognor note stupende
canta da solo.
Un po’ di tregua, un po’ di pace dormi
Da te mi sento,
amico mio cipresso;
chè in te solingo
e mesto quasi parmi
veder me stesso.
Simbolo di
fortezza nel dolore,
con le fronde
protese tutte al cielo
m’insegni che sol
pace avrò nel cuore
se all’alto anelo.
Augusto Manfrin (1959)
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