martedì 5 gennaio 2016

Epifania tute e feste a porta via

Martedì 5 gennaio 2015 

    Carissima S. e blog, domani con la 'befana' si chiuderanno le festività natalizie, ma si apriranno le feste della quotidianità. Le scuole si riapriranno, la dieta riprenderà e i controlli medici ci tireranno le orecchie. Le attività si fanno frenetiche e vi rinnovo l'invito alla presentazione del 'DIARIO IN VIOLA ' sabato 9 h. 16 in Loggetta, mi farete piacere se ci sarete. I libri saranno distribuiti fino ad esaurimento, me sono state stampate poche copie attraverso la disponibile di un amico che non vuole essere nominato. Pertanto, chi sarà presente lo potrà avere, altrimenti ve lo invierò per mail. 
Via invio una poesia scritta dall'anziano papà di un mio amico. Io l'ho conosciuto ed era anche un bravo pittore. alcuni suoi affreschi si trovano in diverse chiese della zona. L'ho ritrovata mettendo a posto il mio archivio e mi fa piacere proporvela.
 Buona giornata!
 
                                                                    IL CIPRESSO
 
Qui seduto, fra le eriche e le felci,
il tuo bel cono ammiro, alto cipresso,
che nell’acclivio del monte di selci
radici hai messo.
E appar più scuro contro l’aere  chiaro
Il sempre verde cupo di tue fronde,
che un senso di tristezza. Un che di amaro
nel cor m’infonde.
Solo la cima ondeggia molle al vento,
 e quasi par gradire le carezze.
Le bufere per te, s’ancora cento,
fur tutte brezze.
Da oriente ad acceso quante fiate
Del grand’arco del sol vedesti il giro?
E quante l’erbe intorno a te son nate
E poi moriro?
L’incorrutibil fibra  un dì rubesta
Fendeva l’onda dell’immenso sale;
vide la pugna, vide la tempesta,
e onor regale.
Ma di silenzio e di tristezza un regno
Ti fu serbato ancor fra cippi e croci :
spargendo ombra di pace ode ‘l tuo legno
pietose voci.
Ah ! sì ! più serio e più pensoso rendi
E un pio raccogliemento quasi imponi
A chi piè  ferma dove l’ombra stendi,
e pace doni.
Nella pagana età truci e sinistri
Pensier destando, al dio Plutone offerti
Eran tuoi rami; e’l capo i suoi ministri
Cingean di serti.
Ma ecco garrendo d’uccelletti arriva
Sciame giulivo,ch’el tuo folto invita :
l’arbore muta e di gaiezza priva
freme di vita !
Vorrei indugiar, fin che la notte scende;
e nel tuo cupo occulta l’usignuolo
or meste, or liete, ognor note stupende
canta da solo.
    Un po’ di tregua, un po’ di pace dormi
Da te mi sento, amico mio cipresso;
chè in te solingo e mesto quasi parmi
veder me stesso.
Simbolo di fortezza nel dolore,
con le fronde protese tutte al cielo
m’insegni che sol pace avrò nel cuore
se all’alto anelo.
                                                 Augusto Manfrin (1959)
 

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