sabato 12 aprile 2014

ciao Sandra, se no piove su l'olivo, piove su i ovi. Cossì i ne dizea i veci. Bona jornata!



Il cinema sociale era stato bombardato da "pippo", il famoso bombardiere inglese, in una notte scura, senza stelle. Sotto le macerie rimasero molti giovani tedeschi. Ancora oggi, sulla mura del cimitero, sono allineate delle croci a ricordo di quei giovani soldati, la loro età va dai diciotto anni a un massimo di ventisei. Nel primo dopoguerra il cinema fu ricostruito e chiamato cinema Roma, negli anni che seguirono, m olti di noi ragazzi,durante le vacanze scolastiche, abbiamo venduto caramelle durante le proiezioni. Avevamo una cassetta di legno con la tracolla e passavamo durante l'intervallo, su e giù per la sala a vendere le caramelle. Con questo piccolo servizio, potevamo vedere tutti i film e avere anche un po' di "mancia". La sala era stata costruita con oltre trecento posti a  sedere, fra sotto e la loggia, i posti erano divisi da transenne, erano avanti, indietro e nella loggia. Mi ricordo che quando c'era qualche altro compagno più grande, avendo terminato le scuole elementari, prendeva il posto fisso, tutto l'anno, a vendere le caramelle, noi ragazzi facevamo la colletta per comperare un biglietto d'ingresso nei posti dietro, e durante la proieizione, egli aveva il compito di aprirci le porte d'emergenza, e così noi potevamo sgattaiolare dentro senza pagare il biglietto. La maschera "Montin" aveva il suo dafare per trovarci e sbatterci fuori. Era un buon uomo con i baffi, la pila in mano, magro, segalino e girava tutta la sala per vedere chi era senza biglietto, ma noi ragazzi ci nascondevamo dapertutto e non ci trovava quasi mai, o non voleva trovarci, a meno che non facessimo troppi schiamazzi. Infatti qualche volta, correndo accovacciati, sbattevamo contro le poltrone di legno, o schiacciavamo le carte di caramelle, o calpestavamo "i bagigi", che numerosi corpivano il pavimento della sala, la maschera era allora costretto a prenderci per le orecchie e portarci fuori, facendo magari finta di darci dei calcioni, sotto l'occhio della cassiera che ci gridava: " Così un'altra volta impari a pagare il biglietto". E allora, assieme ai compagni, che non erano riusciti a entrare al cinema, ci accontentavamo di vedere il film attraverso i pezzi di pellicola, che l'operatore tagliava, quando questa si rompeva e che noi trovavamo sul bidone delle immondizie. Negli anni che seguirono "Pippa" , il gestore del cinema, si era accordato, con la "Società Operaia", proprietaria della sala, per costruire il cinema all'aperto, su un terreno accanto. Il cinema all'aperto era circondato da una mura di due metri e tuttointorno aveva degli alberi, per noi ragazzi era uno scherzo, fare "cavalletta", salire sulla muretta, nasconderci fra gli alberi e vedere il film a sbaffo. Una di quelle sere, durante la proiezione del film " Il figlio di Tarzan ", io emisi un grido alla Tarzan, framezzo i rami degli alberi, tuti gli spettatori si girarono stupiti e poi si misero aridere. Da quella volta mi misero il sopranome di "Tarzan" e qualche volta, qualche mio coetaneo o giù di lì, mi incontra e mi saluta: " Ciao Tarzan", in ricordo delle piacevoli sere d'estate, al "Cinema Roma" .    
                                    

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