lunedì 23 marzo 2015

VI lettura


Carissima S. e blog, ho letto questo romanzo con vero piacere, perché e scritto molto bene e mi ha fatto vivere una vicenda triste  del secolo scorso, nel quale esistevano ancora dei regimi di polizia, ma che oggi, con tutto quello che succede nel mondo e l'assassinio di tanti innocenti da parte dei terroristi, oso dire che si stava meglio quando si stava peggio  Infatti i regimi dittatoriali, militari, polizieschi, avevano tutto sotto controllo ed era molto difficile il commercio e l'uso delle armi. Mi si può dire che i tempi sono cambiati e la globalizzazione ha scatenato la mania di grandezza, ma se ci fosse più controllo e autorevolezza, forse si potrebbe mitigare certe aberrazioni. Soprattutto si dovrebbe dialogare di più e trasformare le fabbriche d'armi, in fabbriche di aiuto ai paesi più poveri.  Buona giornata!



Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi.

Premetto che non ho mai letto nulla di questo scrittore. Quando ho preso in mano questo libro non ho capito il titolo, anzi leggendo le prime pagine, mi sono trovato ancora a disagio nel leggere questo verbo, tempo presente terza persona singolare. Ho cominciato a leggerlo. È scritto in modo semplice e comprensivo. Il personaggio con questo nome Pereira mi si è subito simpatico. La vicenda è un po’ simile a tante altre storie accadute in tempi di regimi autoritari. Allora mi è venuto in mente un episodio che mi è successo alcuni anni fa, negli anni novanta, in Belgio. Era settembre, un bel periodo per viaggiare. Io e il mio compare Ilario, siamo partiti per un breve viaggio in Belgio a trovare dei suoi lontani parenti. Per un paio di giorni, ci hanno  ospitati  con molta cortesia. Non sapevo come ricambiare la loro gentilezza e così mi sono permesso di invitarli a pranzo. Ho chiesto dove si poteva trovare un ristorante dove si mangiava bene e mi hanno indicato una trattoria a gestione casalinga. Il luogo era dignitoso, pulito, la cucina era portoghese. Ci siamo seduti e nell’attesa, mentre guardavo attorno l’arredamento e i quadri appesi alle pareti, mi accorsi che un cameriere alto, bruno e magro che si stava avvicinando al nostro tavolo, ha fatto un repentino dietrofront. Lì per lì non ci ho fatto caso, ma poi ripensandoci ho notato che il suo sguardo si era incrociato con il mio e  che nel suo avevo letto un po’ di spavento. Non ho più visto quel cameriere per tutto il tempo che sono rimasto nel locale. Poi la conversazione con gli ospiti mi ha fatto dimenticare l’episodio. Abbiamo pranzato con la “Paella”, molto buona e mi sono meravigliato perché non eravamo, di certo, nella Penisola Iberica. Al termine mi sono recato alla cassa per pagare il conto e ho  ripensato a quel cameriere, così ho dato un’occhiata anche verso al cucina, ma non l’ho visto. Però la curiosità mi è rimasta e allora ho chiesto al proprietario, con le dovute maniere, perché il cameriere che per primo, era venuto per servirci, fosse così di brutto sparito, il cassiere mi  ha guardato  e mi ha detto che ha avuto paura di me, perché assomigliavo in modo incredibile ad un ufficiale della guardia repubblicana di Lisbona. Egli si è spaventato e gli ha chiesto il permesso di allontanarsi dal luogo di lavoro.
Man mano che leggevo il libro ho capito la paura di quell’uomo, in particolare l’ho collegato all’episodio finale dove gli aguzzini hanno assassinato Monteiro Rossi a casa di Pereira. Di questi ammiro il coraggio che ha avuto nello scrivere l’articolo e lo stratagemma ideato per ingannare la censura e il regime.

Il libro mi ha coinvolto e mi è piaciuto. Al termine della lettura, sono andato a vedere sul vocabolario la definizione di SOSTIENE  e ho trovato piena concordanza del suo significato, con tutta la trama del libro.

Infatti nel vecchio vocabolario Sostiene, Casa Editrice Felice Le Monnier ho trovato il verbo Sostenere: tenere sopra di sé, reggere, sorreggere, mantenere, nutrire, alimentare, affermare per vero sicuro, un fatto, un’asserzione, un diritto, sopportare fermamente (vedi il martirio) che è ciò che accaduto e raccontato in questo bel libro di Antonio Tabucchi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento