In
questa sua opera, l’autore descrive in modo semplice e concreto quello che ci
può capitare in un futuro senza energia. È un po’ ripetitivo, ma è molto
incisivo. Il suo linguaggio crudo, rispecchia il suo autore che ho avuto modo
di conoscere e ascoltare, di recente all’auditorium del Kennedy, è un
personaggio che denuncia le malefatte dell’uomo nei riguardi della natura. La
nostra autodistruzione è dovuta principalmente alla cementificazione e all’uso
indiscriminato delle risorse naturali. Attraverso il libro ci si riappropria dell’importanza dei quattro
elementi: aria-fuoco-acqua e terra. L’uomo, pur di arricchirsi, non si accorge
di quanto egli sia stolto. Poi però si accorge anche degli altri, di chi gli
sta accanto e riacquista la solidarietà, anche se sotto sotto è egoista per
resistere tutti hanno capito che occorre andare d’accordo, stare uniti, tenersi
uniti come i ciottoli delle vie, o i sampietrini delle pi9azze, o i sassi degli
acciottolati di montagna che, se ne cavi uno, si disfa l’intera strada. E
ancora, un altro bel passaggio. L’uomo non cambia, fa delle pause , ma rimane
quello che è. L’autore è un appassionato della natura, descrive la montagna, la
campagna, la città, i mestieri, gli arnesi e fa dei bellissimi paragoni: “Il
giorno strappato con i denti per tenerlo fino a sera” – “ Come i boscaioli che
trascinano il tronco verso casa” – “ Il canto e il volo degli uccelli
annunciano la primavera”.
Mi
è piaciuto ascoltare la lettura di alcune righe del testo.
“Bisogna
non avere più nulla, essere ridotti alla fame, con l’ombra della morte accanto
per illuminarsi quando arriva un tozzo di pane, un raggio di sole, una parola
di conforto.”
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