giovedì 18 dicembre 2014

Yuri

Carissima S. e blog, in questi giorni hanno ucciso il fututro con l'assassinio di tanti bambini. Un nuovo Erode si aggira nel mondo. Chiediamo pace pace pace, ma soprattutto chiudiamo le fabbriche di armi. E' questo l'imperativo che devono mettere in atti i governanti di ogni parte del mondo e in special modo i nostri italiani e europei. Oggi vi scrivo il pensierino di Natale che ho inviato al mattino. Buona giornata!




IL NATALE DI YURI


Mi chiamo Yuri e vivo nella steppa della Mongolia dove sono nato. La mia casa, fatta di legno e pelli d’animale e il pavimento è di terra. Sopra la terra ci sono tappeti dappertutto, fatti dalle mani esperte di mia nonna e mia madre. Le suppellettili sono tutte di legno, fatte da mio nonno e da mio padre . Qui io ci vivo bene assieme ai miei genitori, ai miei nonni e ai miei due fratellini più piccoli. La mia vita è di nomade, seguo i miei parenti nella steppa brulla e arida della mia terra di Mongolia. La steppa è sconfinata e in lontananza vedo sempre i  monti Altaj con le sue cime maestose, sempre innevate. Gli incontri che si fanno da queste parti, sono solo carovane dirette nelle città a commerciare le loro mercanzie. Altra gente è difficile vederla, ma un giorno passa da queste parti una  piccola carovana di turisti stranieri. Tutti ci siamo disposti ad accogliere i nuovi venuti. Le donne hanno preparato loro cibi succulenti e comodi giacigli. Gli anziani han- no dato ordine di allestire una grande festa con musica e danze in onore degli ospiti. Io guardo curioso queste persone che parlano una lingua strana ed hanno la carnagione pallida come la neve delle montagne, ma una donna mi ha colpito più di tutti. Essa ha i capelli color del sole a mezzogiorno e il vento si diverte a farli volare, a volte gli  coprono il viso, allora  lei, con piccoli gesti, sorridendo, se li getta all’indietro. La signora dai capelli biondi mi ha visto e si avvicina a me, mi parla e mi guarda con il suo bel sorriso. Ha una voce dolcissima come il sibilo dell’uurga, il bastone di legno che viene usato da mio padre quando va al pascolo.
Lei  mi parla del Natale, di un Bambino chiamato Gesù, dell’albero di Natale e dei regali che vengono fatti ai bambini in questa occasione. Io non capisco nulla di quanto dice, ma la guardo incantato e le sorrido, lei mi dona delle caramelle come dono di Natale.
Giancarlo Fabbian -  Monselice (3391278851)
racconti@mattinopadova.it

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