mercoledì 27 febbraio 2019

Mercoledì 27 febbraio 2019 

Carissima S. e blog. 

                                  mi farebbe pacere sentirti, dopo questa mia parentesi ospedaliera vedi che ho ripreso la mia non dimenticata passione, frutto colto dal tuo rigoglioso albero di saggezza. Oggi vi voglio scrivere, che il telefono, il cellulare e quant'altro, se non ci fossero, mi avrebbero mandato in depressione, là in quel luogo di sofferenza lontano da casa.  Attraverso questo mezzo, mi è arrivato un selfie di mio cognato Orlando, che si è infortunato e ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari in quel di Schiavonia. Dopo un po' gli ho telefonato e mi ha raccontato le sue vicissitudini non positive, che ha subito al P.S., comunque dopo qualche giorno è stato operato, ed ora anche lui porta un tutore, ma si muove lo stesso. Nei giorni trascorsi nel reparto accanto alla sala operatoria ho anche incontrato Claudio, un amico con il quale qualche anno fa abbiamo fatto assieme il pellegrinaggio a Medjugorie. Anche lui è venuto qui per operarsi alla spalla, ma dopo pochi giorni di degenza è andato a casa, beato lui!  In questo reparto ho conosciuto Salvino che dopo qualche giorno è andato a fare la riabilitazione a Padova a Villa Maria; Paolo anche lui è tornato a casa nello stesso giorno di Claudio, mentre è rimasto Gabriele,  un ragazzo di Casale Scodosia, che doveva operarsi al menisco. Dunque i compagni della mia prima stanza, in breve tempo se ne sono tutti andati chi a casa e chi a fare la riabilitazione, come Salvino, in altro luogo. Il mio intervento invece, richiede una settimana di riabilitazione qui alla SALUS, che è iniziata con il cambio di reparto, cioè dal 2° piano al 1°, ma la sorpresa è stata che il mio numero di camera era il 47, cioè il contrario del 74 n. della camera precedente. Qui però ero in un letto che aveva un muro davanti e uno di dietro, cioè praticamente al buio, in fondo ad una stanza ricavata, con pareti di carton gesso, da un corridoio. Per fortuna che ogni mattina e ogni pomeriggio, i fisioterapisti mi venivano a prendere per portarmi a fare gli esercizi riabilitativi in palestra. Qui mi sono trovato assieme ad altri operati alle ginocchia e alle anche, tutti facevamo degli esercizi inerenti al nostro tipo di operazione. Così è iniziata la lunga e dolorosa settimana di riabilitazione, ma accompagnato  e accudito dalla gentile presenza dei bravi e professionali Fisioterapisti Angela e Riccardo.


                                                      Mi sento come un bocciolo di rosa,
lasciato ad appassire
sul comodino del mio compagno di stanza,
dono di di sua moglie
nel giorno di San Valentino. 
                                                       Questa mia decisione di operarmi
mi ha gettato in una sorta di apatia,
poco appetito, dormire male
e dolorini diffusi all'arto
che ora deve essere educato
a riprendere muscolatura
e funzionalità.
Ecco la sensazione che provo
guardando i petali scoloriti
di quella rosa, che mi getta
in questa mia voluta realtà.



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