mercoledì 13 settembre 2017

Mercoledì 13 settembre 2017

Carissimi,
                 c'è il sole anche se stamattina alle sette faceva freschino, ma sono andato lo stesso a passeggiare. Oggi vi faccio partecipi di questi mio pensiero, scusatemi se è un po' triste, ma l'autunno mi porta verso 15 anni dalla dipartita di Maria.
...innarrestabile

Finché c’è vita c’è speranza, ma a che prezzo?

    Un articolo firmato Adriana, letto sul n. 20 di Famiglia Cristiana del 19.5.2002, nella rubrica ‘Colloqui con il Padre’, mi ha indotto a scrivermi degli appunti, che li trascrivo oggi dopo 15 anni che mia Maria mi ha lasciato.

    Cara Adriana,

                          sulla tua lettera al Padre, sul settimanale Famiglia Cristiana, hai espresso il desiderio di confrontarti con persone che hanno vissuto la tua terribile esperienza. Anche io oggi sto vivendo la tua esperienza con mia moglie Maria, iniziata poco prima del solstizio di primavera, il bel periodo  ove la Natura si risveglia con il nuovo verde dei prati, gli alberi che si infogliano e tanti fiori multicolori che rivestono i giardini, i prati, gli argini e i fossi. Proprio in questo meraviglioso tempo che invoglia a passeggiare e a gioire, Maria ha cominciato a perdere la sua grinta, a divenire triste e timorosa.  Lei ha iniziato, come voi a conoscere  medici. esami, medicine, diagnosi funeste, notti insonni e giorni pesanti, le corse da un Ospedale all’altro, da uno specialista medico all’altro, da un ambulatorio all’altro, dove si incontravano persone ammalate con le loro tante  e gravi problematiche. Giorno dopo giorno nelle sale d’attesa incrociavamo i nostri sguardi e pensavamo la stessa cosa - Finché c’è vita c’è speranza –

    Oggi 19 maggio 2002, sono passati poco più  di un paio di mesi, dall’infausta diagnosi, che nella posizione del cancro che aveva Maria era inoperabile, con il consiglio di fare delle sedute di chemioterapia, come del resto, cara Adriana,  hanno consigliato  a tuo marito. Dunque, Maria e tuo marito sono stati accomunati nello stesso destino e loro hanno provato i medesimi dolori e uguali sofferenze, nonostante si dica – Che ognuno sente il suo -.  Cara Adriana, Loro e noi  cosa potevamo fare e - a che prezzo – se non rimanere loro accanto con tutto l’Amore possibile, sopportando, rinunciando alle nostre esigenze morali e corporali, facendo attenzione e con ogni cautela per fare trascorrere quel tempo di vita che rimaneva, nella dignità che questo cancro  maledetto permetteva. Allora, cara Adriana, facciamoci coraggio a vicenda, con la certezza che Dio ci ha dato la Croce, ma anche la forza per portarla.

     Cara Adriana, lascia che ti racconti quello che ci è successo durante i trasferimenti da un luogo di cura all’altro – Lunedì 27 maggio, con la nostra auto, stavamo recandoci da Monselice a Piove di Sacco, nell’Ospedale dove Maria ha iniziato a fare la chemio, lei era nervosa perché sapeva che questo era il giorno che le dovevano fare la chemio pesante. Avevamo da poco passato il centro di Terrassa Padovana, incolonnati con altre auto, perché davanti avevamo un trattore, la nostra auto era l’ultima di quattro macchine, improvvisamente un camioncino ci ha tamponato e fatto cozzare contro l’auto che mi precedeva e come birilli una dopo l’altra cozzava contro l’altra , mentre il trattore svoltava a destra. Non vi dico la paura che ho preso, ma più ancora lo choc che avuto Maria, la nostra auto si accartocciata e il motore è caduto a terra, ma per fortuna andavamo piano, avevamo  le cinture allacciate e non ci siamo fatti gran che, se non un colpo di frusta. Sono uscito a stento dall’auto e mezzo imbambolato ho fatto il giro dell’auto dalla parte di Maria per cercare di tranquillizzarla. Nel fra tempo si erano fermate altre auto e ho chiesto ad un signore se poteva accompagnare Maria a Piove di sacco perché non doveva perdere la seduta di chemioterapia, io invece, sono rimasto in attesa dei rilievi dei Carabinieri e l’arrivo del carro attrezzi.  Durante l’attesa ho telefonato a Maria per sentire come stava e se aveva iniziato la seduta.  Con l’aiuto di Dio e della Madonna di Terrassa, che aveva  Santuario  vicino al luogo dell’incidente, verso mezzogiorno sono arrivato anche io all’Ospedale e Maria stava facendo l’ultima flebo.

    Termino questo confronto con Adriana, dicendole che siamo fortunati di essere Cristiani,  perché con la Speranza, abbiamo anche la Fede, che assieme alla Carità, un giorno potremo ricongiungerci ai nostri cari.

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