sabato 16 giugno 2018

Sabato 16 giugno 2018 

Carissima S. e blog.
                               Grazie S. per il bel pensiero rimato che per per le ferie mi hai inviato. Sono come un bosegato all'ingrasso mandato, perché è questo che ad ogni pasto ho fatto. Ora mi metto a dieta.... però senza fretta, perché ho davanti agli occhi tutte le cose buone che ho lasciato, pronte, buone e abbondanti da veri villeggianti. Il tempo non è stato dei migliori, ma ho preso dei bei colori. Carissimi non vi ho abbandonato e vi ho sempre pensati e nei prossimi giorni vi racconto tutti i bei giorni passati. Inizio col raccontarvi una leggenda che mi sono inventato, dopo che accurate ricerche una FONTE ho trovato, che come musa la fantasia mi ha solleticato.

ono tornato riposato, rilassato, .....ma......molto ingrassato, come un

LA LEGGENDA DELLA FONTE
SACRAMORA

Romano era uno dei 6000 soldati, inviati da queste parti dall’impero  Romano per fondare una città nei pressi del fiume Ariminus (oggi Marecchia), e la città si chiamò Ariminum.
Romano era giovane, pieno di forza, bello, alto e le giovani che popolavano i villaggi qui attorno lo avevano già notato.
Il giovane però scorrazzava qua e la e di donzelle faceva strage.
Maria, una ragazza mora, capelli ricci e occhi scuri come la notte, aveva anch'essa puntato lo sguardo su Romano.

Una sera Maria tornava da Ariminum, verso la sua casa di paglia e fango.
Nei pressi di Viserba, Romano stava tornando verso la città, dopo avere passato il giorno nelle campagne sfarfallando tra le pulzelle di questo luogo.
Fu Cupido che fece incontrare gli sguardi di Maria e Romano, ma il buio della sera fece scomparire in fretta Maria e la sua mora criniera.
Romano, tornato al suo alloggio di Ariminum, quella notte non dormì bene: il suo pensiero era per quella bella mora.

Il giorno dopo, Romano rimase ad Ariminum, in attesa del calar del sole.
Poi partì verso Viserba, per recarsi verso il luogo dove aveva visto quella ragazza mora.
Da lontano vide della confusione e udì delle grida di donna, spronò il cavallo, ma al suo arrivo delle figure simili ad uomini si erano dileguate nell’oscurità.
A terra era rimasto il corpo defogliato della giovane che egli il giorno appresso aveva guardato.
Romano si chinò su di lei, le sollevò il capo, ma aveva il corpo inerte denudato.
Egli alzò gli occhi al cielo e pianse invocando gli dei ai quali fece promessa di non toccare più una donna, se facessero rivivere questa sua Sacra Mora.

Lì vicino, al luogo del delitto, c’erano due grandi alberi e nel mezzo una roccia, dalla quale scaturì delle gocce come lacrime, che continuarono a sgorgare sempre più fino ad allargarsi in una fonte d’acqua fresca e limpida.
Romano pianse e fece recintare il posto che oggi si chiama “SACRA MORA”. 

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