lunedì 15 settembre 2014

la festa




Carissima S. e Blogs, ieri il tempo era bellissimo e faceva caldo, così ne ho approffittato per salire al mastio sulla cima della Rocca. Ho cominciato la salita con 123 gradini e mi sono avviato nel sentiero. Solitario, sotto l'ombra dei lecci, dei bagolari, degli, olivi, dei roveri, gli alberi che qui abbondano. Tra le fronde ho udito il fischio acuto del falco ed ho ammirato il panorama che si estende fino all'orizzonte. m'innerpico sulla salitella e dopo un paio di curve, mi trovo difronte all'ultimo grande rudere delle mura longobarde con i suoi merli arrotondati. Entro dalla breccia gotica e mi trovo nella vasta, verde spianata dove si erge maestoso, imponente il mastio federiciano, costruito con la trachite scavata in questo colle, che prima dell'arrivo di Federico II era la Pieve di santa Giustina, e dopo essere stata demolita, con le stesse pietre è stato costruito il Torrione, così chiamato da noi monselicensi. Una ragzza di nome Alice, mi fa da guida e mi fa salire le scale esterne della base piramidale che immette nella prima delle due stanze che si trovano all'interno del mastio stesso. In tutte e due le stanze sono disposte delle teche con i reperti trovati quassù. Alice me li illustra con bravura. Poi, ci porta sopra, sulla sommità del mastio e vedo un panorama mozzafiato a 360°;  la giornata è splendida, il cielo è terso, e verso est si intravedono  le ciminiere di Porto Marghera e la laumna di Venezia.
Quante volte sono salito, fin da ragazzo, quassù, ma ogni volta questo luogo mi riempie di gioia, mi entusiasma e mi fa ritornare felice verso il piano. 




Quassù,  sulla cima della Rocca
si entra nel passato.
 Il colle dalla natura è rivestito
di verde e dall'uomo
è stato cinto di mura,
ormai lacerti, ma il mastio
e ancora intatto.


Alto, possente, estremo baluardo
della Mons Silicis civitates.
Rifugio sicuro imperiale
nel tempo medioevale.


Quassù, gli occhi delle vedette,
vedevano il nemico approssimarsi
da qualunque parte arrivasse.
La solitudine del colle
e le sue cinque cinte murarie
rendevano Mons Silicis imprendibile.


Solo tradimenti e inganni 
hanno potuto sconfiggere 
i monselicani.
Quassù, i fasti imperiali
alla Giostra della Rocca
hanno dato i natali,
che ormai oggi,
la riedizione compie trentanni.


Ad ammirare l'evento creato ad arte
dagli appassionati contraddaioli,
giungono forestieri da ogni parte.
La Giostra della Rocca
è divenuta la rievocazione storica
più celebrata e un doveroso
ringraziamento va a chi l'ha creata.






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