giovedì 25 settembre 2014

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Carissima S. e Blogs, un raffredore, il primo della stagione autunnale, mi ha inibito a scrivere, a leggere, a pensare. Oggi va un po meglio e vi saluto con affetto. Buona giornata!


Ezzelino da Romano
ha fortificato la città,
l'ha resa inaccessibile ai nemici,
ma da tiranno qual'era,
comandava su tutto e tutti.
Anche i suoi appetiti carnali,
anche se era sposato,
li soddisfava a suo piacere.
Egli si era invaghito di una
bellisima popolana di nome Fiore,
allo scopo di averla quando voleva,  
la portò ad aiutare le cuoche del castello.
 Ben presto Fiore rimase in cinta
ed Ezzelino la passò ai suoi sgherri
come una supellitile vecchia.
Quando la pancia di Fiore
cominciò ad ingrandirsi, essa
fu mandata a casa dai suoi genitori.
 

Il padre Gambaldo, furibondo,
voleva vendicarsi del tiranno, 
quindi si fece assumere come stalliere,
nelle scuderie del castello, aspettando
il momento propizio per attuare la sua vendetta.
Fu durante una festa, indetta da Ezzelino
per il compleanno della moglie,
che Gambaldo mise in atto il suo progetto.
La servitù aveva preparatp il banchetto all'aperto
e per Gambaldo fu facile mettere del veleno
nel bicchiere del tiranno, ma la sorte
non fu dalla sua parte, perché i cani
fecero cadere a terra le vettovaglie
e quelli che leccarono il liquido avvelenato,
morirono all'istante.


Ezzelino fece perquisire tutti e Gambaldo
venne trovato in possesso del veleno.
Egli fu subito impiccato, poi inviò
i suoi sicari ad uccidere anche Fiore,
il bambino, perché aveva paura
che crescendo gli assomigliasse.
Il tragico epilogo di questa leggenda
ha fatto aumentare la fama
del tiranno Ezzelino da Romano. 

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