domenica 22 giugno 2014

etnofilmfest - incontro


Cronaca di un sabato qualunque che non mi si è rivelato tale, grazie ad un miostimato concittadino che si chiama Fabio Gemo.
Ieri pomeriggio sono andato nella Logetta ad ascoltare tre eminenti studiosi della Scienza Antropologica: Gualtiero Harrison, libero docente confernato di Antropologia Culturale dell'Università degli Studi della Calabria - Antonio Marazzi, antropologo visuale, rappresentante della IUAES (International Union Of Antropological and di  Ethonological Sciences) e infine, Paolo Palmieri, antropologo dell'Università della Sapienza di Roma.  Eravamo molto pochi, ma poi la saletta si è riempita. Il mio rammarico per la mancata presenza di qualche Amministratore comunale è stato affievolito, dal plauso che hanno fatto i relatori, alla bella bella saletta. L'incontro è stato aperto da Fabio Gemo, organizzatore pluriennale degli eventi sull'Etnodramma. Premetto, che non sono un adetto ai lavori, non sono mai stato e non ho mai seguito questa scienza. Se non avessi partecipato a questo incontro non avrei saputo che in Africa, l'analfabetismo è ancora molto diffuso, perché nonostante la campagna contro l'analfabetismo, indetta dall'Unesco, che ha portato la televisione in ogni villaggio, che anche senza elettricità, funzionava con le batterie dei camion, ma che poi si è rivelata un buco nell'acqua, a causa dell'incremento delle nascite e del conseguente aumento della popolazione che ha vanificato la campagna stessa. Dunque, in Africa e nelle altre parti del terzo mondo, oltre all'analfabetismo, mancano servizi sociali - sanitari e igienici, strade, elettricità, e nonostante tutto ciò,  anche se muiono di fame e di malattie varie, in ogni più sperduto villaggio, non mancano impianti telefonici, dove le popolazioni caricano i loro telefonini, attraverso i quali sono in contatto con  il mondo. Ascoltando questi scienziati, mi è venuto in mente che qualche tempo fa, nel secolo scorso, dopo la seconda guerra  mondiale, anche qui in Italia c'era molto anlafabetismo, e con l'avvento della TV, il maestro Manzi ha insegnato a leggere e a scrivere, a milioni di italiani. Ma il terzo mondo è tutta un'altra cosa ed è molto difficile sconfiggere l'analfabetismo, se non atraverso i sostitutivi delle scuola, che sono: TV - Telefoni - Immagini - Simboli - Spot - Sigle e tutto ciò che la tecnologia ha.  Così anche se non si conosce l'alfabeto, si comunica lo stesso con la parola, il dipinto, l'immagine, la fotografia, il cinema. Ma la trasmissione più importante è la parola, e questo lo avevano capito i missionari, quando andavano in missione, i quali, oltre alle immagini, avevano la Parola che donavano con le prediche, perché è la parola che racconta l'immagine. Altre religioni hanno una sorta di Iconofobia, ed è solo con la Parola e la gestualità che raccontano la storia, una sorta di alfabettizzazione che cancella l'Immagine e la sostituisce con la Parola. In questo incontro ho appreso un altro elemento che non sapere né leggere, né scrivere, non vuol dire che si è analfabeti, ma è la finzione moderna di una socialità desocializzata, dove la comunicazione, il consumo e la frenesia la fanno da padroni. 
Questo pomeriggio mi ha dato altro stimolo per apprezzare ancora di più la scrittura e per questo ringrazio EL PARON, per il dono che mi ha dato, e ringrazio ESSE per la sapienza e la pazienza che ha nell'essermi accanto  in questo mio percorso.

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