Carissima S. e blog, Concita De Gregorio è la brava giornalista che in Tv coordina la trasmissione PANEQUOTIDIANO, con il suo romanzo mi ha fatto rivivere una parte della mia vita, in maniera diversa da quella che ho vissuto. Il tempo passa e riserva a tutti dei momenti tristi o così...così. L'autrice nel suo romanzo, ha saputo trasmettere il non-tempo in modo originale. Buona lettura se lo leggerete e Buona giornata!
Così è la vita di Concita De Gregorio
Come apro questo libro, e prima di iniziare a leggerlo, non so come,
mi vengono in mente alcuni pensieri personali.
Tra
le tante tessere di appartenenza a questa o a quell’altra associazione, ce n’é
una che non ho, ma è come se l’avessi, ed è la Tessera Funeraria. Infatti,
quando al mattino mi alzo, dopo essermi lavato e rivolto un pensiero al PARON,
mi lavo, leggo le mail, faccio colazione e poi esco per leggere il giornale, e
sapete qual’è la pagina che cerco quasi subito. Quella dei necrologi, simili a
quelli che ho visto attaccati alle bacheche, passando per andare in centro.
Faccio questo preambolo perché il libro della De Gregorio, un po’ me lo ha
suggerito. Aggiungo quello che mi è capitato pochi giorni fa. Fuori
dall’Ufficio Postale ho trovato Liano, un uomo al quale da soli tre mesi è
mancata la moglie. Mi ha detto che
andare per uffici si trova impacciato, perché era sempre lei che si
occupava di tutto.( …a gera éa che faséa ‘ste robe… ). Ho cercato di dirgli che
deve avere pazienza e che solo il tempo
lo avrebbe aiutato. Gli ho raccontato la mia esperienza e poi, entrambi ci
siamo messi a piangere. Quando qualcuno ci lascia, si rivive il passato, si
ricordano i momenti belli e quelli meno belli, ma soprattutto ci si accorge
degli sbagli che si sono fatti nel rapporto con chi ci lascia. Tutto questo mi
sembra molto in sintonia, anche se la digressione è carica di tristezza, con il
libro che sto leggendo che mi ha ricordato la gita che anche io, con mia nipote Ilaria, avrei dovuto e non ho potuto fare. Mi è
piaciuto il riferimento ai semi delle carrube e delle saponette. Queste
situazioni hanno anche contribuito a
rafforzare la mia soddisfazione nella lettura: il racconto dell’anatra, la
morte e il tulipano – con gli insegnamenti di Francoise Dolto – con i dialoghi
che non vengono fatti in famiglia – con il nascondere la morte – con l’ironia
sulle malattie, mi è venuto in mente quello che mi ha detto un amico che ho
trovato nella hall dell’Ospedale, il quale mi ha salutato dicendomi: “Ciao!
Come va? Io sto bene, a parte un tumore che i me ga trovà nel stomego”.
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