sabato 29 marzo 2014

TI RACCONTO



Cara Sandra, inanzitutto un grazie per quello che mi stai insegnando. Un per tutto quello che stai facendo nella tua professione di insegnante. 

E ancora 

 



 per avermi introdotto in quest' avventura, attraverso la quale ti

 voglio raccontare, in breve, il lungo percorso che mamma Sandra

 e papà Aurelio mi hanno fatto iniziare il 19 luglio1941.
                                                                                      
 Giancarlo F.

Capitolo I
         A quel tempo, la seconda guerra mondiale imperversava più cruenta che mai.  Papà era a combattere a Porto Empedocle, in Sicilia. Non so come abbiano fatto i miei genitori a sopravvivere con quattro figli da sfamare. Franca aveva 13 anni ed andava già a lavorare, come stagionale nei campi o presso famiglie benestanti, ad aiutare nelle loro faccende di casa; Noris di 8 anni, anche lei andava in qualche famiglia ad aiutare, Lina di 4 anni, era dalle suore all'asilo; io sono nato in questo stato di famiglia, la quale, nonostante tutto cercava di sopravvivere dignitosamente. Papà Aurelio faceva il manovale qua e là, e quando non trovava lavoro, si era costruito, con quattro pezzi di legno, una ruota, una cinghia e una mola a smeriglio, una specie di mola con la quale affilava coltelli, forbici e quant'altro, in giro per la città, nei mercati e nelle campagne d'intorno. Mamma, si alzava all'alba per andare negli uffici del Catasto a fare le pulizie e ad accendere le stufe di terracotta per riscaldare le stanze prima dell'arrivo degli impiegati. Ricordo che già a 4 anni, andavo a rispondere alla Messa a San Paolo o a "tirare" il mantice per azionare l'organo che si trovava in un soppalco in fondo alla chiesa. Andavao volentieri perché, terminata la s. Messa, Rosina la moglie del " campanaro" mi dava una scodela di latte caldo e un pezzo di pane vecchio che mangiavo voracemente dalla fame che avevo, e ne avevo sempre tanta.

           Al termine della guerra, nel 1946, ho iniziato ad andare a scuola alla Vittorio Emanuele II, in via Garibaldi. Avevo le "sgalmarette", fatte da mio padre con un pezzo di legno e ricoperte di cuoio con i lacci fatti di spago; un paio di pantoloncini corti, fatti dalla mamma, con le "tirachhe", ed erano state fatte con la stoffa del pastrano militare di papà.


R

1 commento:

  1. Non so come dire...ma mi sorprende di piacere la tua voglia d'imparare. BRAVO, Sandra.

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