Martedì 27 novembre 2018
Carissima S. e blog.
Continuo con il ricordo dei luoghi, mestieri e persone del dopoguerra
.....la Piazza con i tavolini del
caffè “Beduin”; il caffe Commercio, dove nei giorni di mercato, si riunivano i
mediatori detti “sensai”, di foraggi, campi, mucche, case, uva, granaglie e
tutte le altre cose commerciabili, ricordo Girotto, i fratelli Canazza,
Bertazzo; in quel caffè nel pomeriggio, si riunivano, per la quotidiana partita
a carte o a chiacchierare, molti commercianti, avvocati e impiegati pubblici;
ricordo le fabbriche di caramelle Dal Din e Navarra, che riempivano l’aria di
profumo di zucchero, che si mischiava con l’odore del vino della cantina di
Simone, la bottega di alimentari di Zuccarello, dove mia madre mi mandava a
fare la spesa con il libretto, dove venivano segnati gli importi degli acquisti
e che venivano pagati solo quando papà lavorava e guadagnava qualcosa; la
farmacia all’Ospedale, le macellerie: Soloni, Pietrogiovanna, Pittore e
Ruzzante, l’odore della colla della selleria di Smania, il buon profumo di pane
dei fornai: De Marco, Raffagnato (baeta), la Maria fornara, le botteghe di
frutta e verdura: Seccati, Ziron, Albina e Rosina, Cervellin, i profumi della
cucina della Stella d’Italia che mi riempivano lo stomaco con il loro odore,
dove lavorava Olga, la mamma di Bruno, l’odore del piombo delle Tipografie
Bottaro e Burchiellaro, l’edicola Marinetti, che forniva di quotidiani e altri
giornali tutte le rivendite dei dintorni, la bottega di Regazzoni, dove si
trovava e si trova tuttora qualsiasi cosa, le osterie:Brugiolo, Vendramin,
Temporin, Marinetti, Canola, Regazzoni e i Tre scalini, la gelateria della
Idra, il fotografo Zangrossi, la botteghe di elettricità di Bevilacqua,
Pegoraro, Pitteo, lo storico caffè pasticceria Dal Din, che emanava un profumo
così dolce da farmi svenire, le botteghe di mercerie e abbigliamento di Checco
e Lena Bonaventura, delle famiglie Temporin e degli Scarso, le botteghe di
scarpe: Parisotto, Berlin, Moriani e Zaghi, il
quale faceva anche il calzolaio, come pure i fratelli Gabellotto, le
orologerie – occhialerie dei Roveroni, i Dall’Angelo e i Merletti; la Banca
Popolare e la Cassa di Risparmio; le Poste sotto la Loggetta, il Municipio,
accostato alla chiesa di san Paolo, con la
sua maestosa scalinata e il grande tavolo di marmo, dove ci rifugiavamo
quando pioveva o quando il sole bruciava, le capanne sul retro della chiesa di
san Paolo, la cava della Rocca, dove sono state scavate le “masegne” di
trachite che hanno fatto belle molte piazze italiane, e dopo è diventato un
campo di tiro al volo; sotto il Municipio c’era il comando dei Vigili Urbani,
la bottega di “straganasse” del papà di Vinicio Seccati e il tabaccaio, a
fianco dell’altra scalinata di san Paolo c’era la Premiata Farmacia chimica del
dott. Farini e nella piazza la Farmacia
Braggion, le botteghe dei barbieri Fabris, Barison, Piereto, le sartorie di
Fermo, Severino del quale ammiravano la bravura e la sua virile cordialità, e
Zordan, il quale aveva anche una bel negozio di vestiti da uomo. Non mi dilungo
, rischierei di dimenticare ancora qualche attività, che ormai è solo nei
ricordi di quelli che hanno la mia età, perché quasi tutte sono sparite con
l’avvento dei supermercati e dei centri commerciali. L’Isola o Piazza xx
Settembre, il luogo dove si giocava a “pindeche, ai serci, al giro d’Italia, a
tegna, a cucco ecc…” e tutti gli altri giochi che ogni dì ci inventavamo; in
Isola c’era la “pompa”, cove andavo ad attingere l’acqua con dei secchi più
grandi di me; e la famiglia delle belle sorelle Brandelli, la Giovanina con il
liquirizia, la sede della SADE, la società di elettricità; in Isola abitavano
altri amici, come Tiozzo, Gittoi, Marchioro, Crivellaro, Baldo, Favaretto, e
dove c’era il famoso albero di fico con le meravigliose “smoche”, nelle quali
il padrone Ruzzante aveva versato la
“violapa” per farci un dispetto; quanti episodi vorrei ancora raccontare, ma
sono stati da me già scritti in un piccolo volumetto in lingua veneta, di
qualche anno fa. Un pensiero a parte va alle “ bande” di noi ragazzini, che
giocavamo alla guerra con fionde, archi e frecce, noi del Moraro eravamo
alleati con quelli dell’Isola, contro quelli della Piazza, di via Squero, del
Carrubbio e di san Martino. Ce le davamo di santa ragione, ma poi ci
ritrovavamo tutti al Patronato san Sabino o al Cinema Roma; un pensiero va anche
agli amici Gianni e Felicino Bellinetti e a tutti i fiorentini che abitavano in
Villa Nani; un ricordo particolare lo merita anche il Novalba dancing, dove
abbiamo imparato i primi “ rock and roll”, al suono della musica che da esso
proveniva, perché non avevamo né l’età per entrare e neanche i soldi per il
biglietto; molti di noi, compreso io, facevamo i chierichetti nella chiesa di
San Paolo, al Duomo Vecchio e nella chiesa di san Martino. Qui abbiamo
conosciuto tanti buoni preti che ci volevano bene e anche loro, come del resto
i nostri genitori, ci hanno educati al rispetto delle persone e delle cose;
altri luoghi che sono cari alla memoria di tanti sono: lo Scaloncino, lo
Scalone, via san Martino, il Campo della Fiera, le Scuole Elementari di via Garibaldi,
il collegio Poloni, con le tante ragazzine che erano in convitto e che spiavamo
dagli alberi o dalle fessure dei
portoni, dove riecheggiavano le grida dei gioiosi giochi che facevano
durante la ricreazione; e ancora, mi ritornano in mente i volti dei miei
compagni, degli amici, dei parenti e delle persone, che in un modo o
nell’altro, incontravo ogni giorno, nelle vie, nelle piazze o nei luoghi che
frequentavo, ma mi fermo, per non rischiare di sbagliare qualche nome e qualche
volto che il tempo, purtroppo mi ha fatto dimenticare.

Dal Montericco, nel buio,
con la Rocca in mezzo alla città
mi appari in tutta la tua beltà
Monselice!
Le luci e la nebbiolina
ti donano fascino e mistero
memoria del tuo passato guerriero.
Del nemico l'arrivo, dal mastio vedevi,
con lo sguardo all'orizzonte lontano,
sempre pronta alla difesa,
ma presa fosti solo con l'inganno.